Scopri tutti gli eventi
Sanità in crisi
17.01.2025 - 19:04
La direzione dell’Ulss 3 Serenissima ha comunicato una decisione che sta già generando polemiche: dal 7 gennaio la Breast Unit, il centro multidisciplinare per la senologia, non effettuerà più interventi chirurgici negli ospedali di Venezia e Chioggia. Tutti gli interventi saranno centralizzati all’ospedale dell’Angelo di Mestre, lasciando sui territori solo le fasi pre e post operatorie.
La notizia, trasmessa alle Organizzazioni Sindacali e ai lavoratori come una mera formalità, ha sollevato un’ondata di critiche. “Un altro servizio sottratto agli ospedali periferici e accentrato a Mestre, con conseguenze pesanti per pazienti e lavoratori,” accusa Ivan Bernini, segretario generale della FP CGIL di Venezia.
La decisione sarebbe motivata dagli standard nazionali che prevedono un minimo di 150 interventi l’anno per garantire il mantenimento delle strutture. Tuttavia, secondo i sindacati, non c’è giustificazione che tenga per i disagi che ne derivano. Non solo le pazienti, già provate da un percorso delicato come quello oncologico, saranno costrette a spostarsi, ma anche il personale sanitario subirà spostamenti forzati.
“I lavoratori della piastra operatoria di Venezia – spiega Bernini – dovranno recarsi a Mestre ogni martedì, come se fossero pacchi postali. Non si può accettare un trattamento del genere.”
Durante un’assemblea convocata dal sindacato, i lavoratori hanno espresso chiaramente il loro dissenso, evidenziando l’insensatezza della scelta. “Chiudere una sala operatoria a Venezia, dove ci sono già lunghe liste d’attesa, è un controsenso,” affermano.
Bernini denuncia inoltre un modello di gestione sanitaria che, secondo lui, penalizza le aree periferiche dell’Ulss 3 Serenissima, privandole progressivamente di servizi essenziali. “Ciò che sta accadendo è l’ennesima dimostrazione di come si stia ‘sguarnendo’ Venezia e le aree limitrofe per centralizzare tutto a Mestre.”
Il sindacato lamenta anche l’assenza di dialogo con l’azienda sanitaria. “Quando abbiamo appreso i primi rumors – racconta Bernini – abbiamo chiesto chiarimenti all’Ulss 3. La risposta? Saremo informati solo a decisioni prese. E così è stato: non c’è stata alcuna consultazione né con noi né con i lavoratori.”
La tensione tra i dipendenti è alta. “Non è questo il modo di valorizzare il personale e di rendere attrattivo il lavoro in azienda,” conclude Bernini. “Ci sorprendiamo se poi le persone lasciano la sanità pubblica per cercare opportunità altrove?”
La decisione di accorpare i servizi a Mestre rischia di amplificare il malcontento e di alimentare un clima già critico tra cittadini e operatori sanitari. Intanto, il destino delle Breast Unit di Venezia e Chioggia sembra ormai segnato.
Edizione
I più letti
GIVE EMOTIONS SRL | C.F. e P.IVA 04385760287 REA PD-385156 | Reg. Tribunale di Padova n. 2516