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Sanità in crisi

Blitz sulla sanità veneziana: stop agli interventi di senologia a Venezia e Chioggia

La Breast Unit si trasferisce a Mestre, lavoratori costretti a spostarsi come "pacchi postali"

La direzione dell’Ulss 3 Serenissima ha comunicato una decisione che sta già generando polemiche: dal 7 gennaio la Breast Unit, il centro multidisciplinare per la senologia, non effettuerà più interventi chirurgici negli ospedali di Venezia e Chioggia. Tutti gli interventi saranno centralizzati all’ospedale dell’Angelo di Mestre, lasciando sui territori solo le fasi pre e post operatorie.

La notizia, trasmessa alle Organizzazioni Sindacali e ai lavoratori come una mera formalità, ha sollevato un’ondata di critiche. “Un altro servizio sottratto agli ospedali periferici e accentrato a Mestre, con conseguenze pesanti per pazienti e lavoratori,” accusa Ivan Bernini, segretario generale della FP CGIL di Venezia.

Standard e spostamenti forzati

La decisione sarebbe motivata dagli standard nazionali che prevedono un minimo di 150 interventi l’anno per garantire il mantenimento delle strutture. Tuttavia, secondo i sindacati, non c’è giustificazione che tenga per i disagi che ne derivano. Non solo le pazienti, già provate da un percorso delicato come quello oncologico, saranno costrette a spostarsi, ma anche il personale sanitario subirà spostamenti forzati.

“I lavoratori della piastra operatoria di Venezia – spiega Bernini – dovranno recarsi a Mestre ogni martedì, come se fossero pacchi postali. Non si può accettare un trattamento del genere.”

Disagi e proteste

Durante un’assemblea convocata dal sindacato, i lavoratori hanno espresso chiaramente il loro dissenso, evidenziando l’insensatezza della scelta. “Chiudere una sala operatoria a Venezia, dove ci sono già lunghe liste d’attesa, è un controsenso,” affermano.

Bernini denuncia inoltre un modello di gestione sanitaria che, secondo lui, penalizza le aree periferiche dell’Ulss 3 Serenissima, privandole progressivamente di servizi essenziali. “Ciò che sta accadendo è l’ennesima dimostrazione di come si stia ‘sguarnendo’ Venezia e le aree limitrofe per centralizzare tutto a Mestre.”

Mancanza di trasparenza

Il sindacato lamenta anche l’assenza di dialogo con l’azienda sanitaria. “Quando abbiamo appreso i primi rumors – racconta Bernini – abbiamo chiesto chiarimenti all’Ulss 3. La risposta? Saremo informati solo a decisioni prese. E così è stato: non c’è stata alcuna consultazione né con noi né con i lavoratori.”

La tensione tra i dipendenti è alta. “Non è questo il modo di valorizzare il personale e di rendere attrattivo il lavoro in azienda,” conclude Bernini. “Ci sorprendiamo se poi le persone lasciano la sanità pubblica per cercare opportunità altrove?”

La decisione di accorpare i servizi a Mestre rischia di amplificare il malcontento e di alimentare un clima già critico tra cittadini e operatori sanitari. Intanto, il destino delle Breast Unit di Venezia e Chioggia sembra ormai segnato.

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