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10.08.2023 - 18:00
Immagine di repertorio
Domenica 6 agosto si è svolta sul Liston, davanti a Palazzo Moroni a Padova la memorazione del 78 anniversario del bombardamento atomico su Hiroshima. La Rete Pace e Disarmo ha dato appuntamento alle ore 8.
Alle ore Ore 8.15 si è tenuto un momento di silenzio nell’ora del bombardamento. Sono seguiti messaggi da parte degli Hibakusha, sopravvissuti alla bomba di Hiroshima del 6 agosto 1945. Numerosi gli interventi di rappresentanti delle associazioni presenti. La manifestazione è stata promossa da “Beati i costruttori di pace” insieme alle realtà associative e sindacali riunite nel coordinamento padovano Uniti per la Pace: CGIL, Economia Disarmata, Associazione per la Pace, ANPI, MIR, Donne in nero, ACLI, Azione Cattolica, ARCI, Associazione Papa Giovanni XXIII, Casa delle Donne Padova, Emergency.
Sono trascorsi 78 anni da quando, il 6 e 9 agosto gli americani sganciarono le prime bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki causando centinaia di migliaia di morti. Secondo alcuni storici si trattò di un "male necessario" per porre fine al conflitto, per altri si rese necessario per evitare che anche il Giappone rientrasse tra le zone di influenza da doversi contendere con l’URSS. Pochi giorni prima si era appena conclusa la conferenza di Potsdam con la quale USA e URSS avevano iniziato a "spartirsi" l’Europa e la richiesta di Stalin di partecipare alla spartizione del Giappone deluse il presidente americano Truman. Occorreva intervenire per tempo, Il 20 giugno del 1945 l’imperatore del Giappone convocò un consiglio di ministri a cui chiese di porre fine alla guerra il più presto possibile. Si decise allora di inviare il principe Konoye a Mosca con lo scopo di assicurarsi la pace "a qualsiasi costo". Le trattative erano in corso. Due giorni dopo la bomba atomica su Hiroshima, Stalin dichiarò guerra al Giappone. Ventiquattro ore dopo, la seconda bomba atomica su Nagasaki portò alla resa del Giappone agli USA.
Non mancarono anche altre versioni o ragioni concomitanti sull’impiego della bomba atomica. Uno dei primi a rivelarla fu l’ammiraglio Leahy, capo di stato maggiore sotto il presidente Roosevelt: "Gli scienziati ed altri volevano sperimentarla, date le enormi somme di denaro che erano state investite nel progetto: due miliardi di dollari", (da B. Liddel Hart, La seconda guerra mondiale in Storia del mondo moderno, XII, Garzanti, Milano 1971).
Oggi, gli arsenali nucleari delle maggiori potenze militari custodiscono bombe 5000 volte più potenti delle "little boy" e "Fat man" sganciate sul Giappone, eppure dall’inizio della guerra in Ucraina gli sforzi per una soluzione diplomatica sembrano minimi rispetto alla progressiva escalation a cui si assiste ed alla disinvoltura con la quale si parla di armamenti e tecniche e tattiche di guerra su tutti i mass media.
Non mancano tuttavia le iniziative diplomatiche, in particolare da parte della Chiesa Cattolica. Nei mesi scorsi vi è stata una mobilitazione della società civile per promuovere un referendum popolare con l’obiettivo di bloccare l’invio delle armi da parte dell’Italia ai paesi in guerra.
A fine luglio il comitato Referendum Ripudia la Guerra ha annunciato il mancato raggiungimento delle 500 mila firme necessarie a presentarsi in Cassazione. Gli italiani non saranno dunque chiamati alle urne per decidere se continuare a inviare armi all’Ucraina o meno. Secondo il capo del comitato, il professor Enzo Pennetta, la campagna referendaria (fermatasi a 370 mila sottoscrizioni) è stata sottoposta "ad una selvaggia quanto totale censura da parte degli organi di informazione ed in primo luogo dalla RAI di Stato".
Giulia Sciarrotta
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