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Cultura
04.02.2025 - 11:21
La civiltà degli animali
Cultura per Carlo Boscolo significa “guardare attentamente il mondo con lo scorrere della vita che lo circonda”. Così si presenta nelle sue pubblicazioni il “poeta del mare”, autodidatta e libero pensatore che propone con uno stile spontaneo varie vicende e riflessioni che prendono spunto dalla sua stessa esperienza e dalle molte storie raccolte dalle persone incontrate.
Così avviene anche per le recenti pubblicazioni, “La civiltà degli animali - Sono loro che parlano a noi” e “La mia vita a Sottomarina - Racconti e poesie” dove emerge il suo legame con la terra, gli animali che “parlano a coloro che li sa ascoltare” e sembrano talvolta più umani degli umani, i ricordi di un paese perduto nel tempo: la gattina principessa, il cucciolo Bull, l’asinella Maddalena, la puledra Tarzà, la gallina ubriacona, la zia venuta dalla Francia, il vecchio ortolano che racconta eventi ormai lontani, la nascita dell’Isola dell’Unione…
L’isola di Sottomarina un tempo era un insieme di dune ed orti con i suoi “casoni” sparpagliati qua e là, dove trovavano riparo gli attrezzi degli ortolani e che diventavano un rifugio quando soffiava la fredda e impetuosa bora.
Il trascorrere del tempo ha trasformato Sottomarina in un centro balneare e là dove c’erano i campi per la coltivazione di svariate produzioni orticole (radicchio, patate, carote, cipolle…) ora vi sono alberghi, condomini, negozi, campeggi… Una trasformazione veloce che ha radicalmente cambiato la vita dei suoi abitanti.
Carlo Boscolo è così diventato un testimone di questo cambiamento, ma nello stesso tempo vuole mantenere un vivo legame con le tradizioni di un tempo e con le sue storie ci riporta al sua ‘paese’ di quand’era bambino lontano dalle ‘follie della guerra’ che purtroppo ancora ci accompagna in questo drammatico presente perché “di tutto ciò che accade sulla Terra/ in gran parte noi siamo i responsabili”.
Il ‘profumo della terra’ rimane ben evidente per questo poeta di Sottomarina che prima di cominciare a lavorare guarda le piantine nate durante la notte e poi si mette a cantare e ballare. “E quando sarò stanco di danzare/felicemente mi stenderò sul prato dell’orto”. (ef)
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