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L'intervista

Dal perfezionismo alla spontaneità creativa: "Adesso ricerco una profonda connessione con l'arte"

Il pianista padovano Leonardo Francescon racconta il suo percorso e condivide alcune riflessioni sul mondo della musica classica

Dal perfezionismo alla spontaneità creativa: "Adesso ricerco una profonda connessione con l'arte"

Leonardo Francescon

Leonardo Francescon, classe 1996, è un talentuoso pianista padovano. Una vita dedicata alla musica: ha vinto concorsi internazionali, si è esibito in importanti sale da concerto e svolge un’intensa attivididattica. Siamo abituati a fermarci qui, a esaltare i successi e a compiacerci dei risultati. Ma Leonardo ha avuto l'audacia di sfidare questa narrazione raccontandosi davvero, e svelando i retroscena di un mondo poco conosciuto ai più: quello del musicista classico.

Leonardo, com’è nata la passione per la musica?
“È iniziato tutto grazie a un amico, che aveva un pianoforte in casa. Ne fui subito incuriosito, tanto che mi cimentai a leggere la musica da solo. Poi iniziai a prendere lezioni e la passione aumentò sempre di più. All’epoca avevo 11 anni.”

È passato un po’ di tempo da allora. Qual è oggi il suo rapporto con lo strumento?
“Per quanto riguarda un approccio strettamente fisico, mi è sempre piaciuta l’idea di giocare con il pianoforte, poterci fare quello che voglio. Questo mi ha portato a cercare sempre una grande libertà espressiva. Se parliamo di approccio mentale, le cose non sono state sempre facili.”

Come mai?
“Un tempo ero ossessionato dall’idea di perfezione legata alla performance. Passavo intere giornate sul pianoforte per prepararmi a concorsi e concerti, a cui arrivavo sfinito. A un certo punto sono arrivato al limite e ho pensato di abbandonare tutto.”

E per fortuna così non è stato.
“Ne sono uscito dopo un grande lavoro su me stesso. Ho iniziato un percorso di psicoterapia che mi ha dato le chiavi per rivedere il mio rapporto con la musica. Da lì il mio approccio allo strumento è cambiato, quando suono adesso ricerco una profonda connessione con l’arte. Non è sempre facile, ma pian piano sto tornando alla spontaneità degli inizi. È una consapevolezza importante, che cerco sempre di trasmettere ai miei allievi.”

Quali altri obiettivi si pone come insegnante?
“Il mio desiderio più grande è che i ragazzi riescano a esprimere la propria personalità attraverso lo strumento, facendo esperienza della profondità emotiva che la musica classica offre. Non devono mancare le occasioni per mettersi in gioco come concorsi e audizioni, ma sempre con grande consapevolezza e amore per la musica.”

E fuori dall’ambiente accademico, i giovani ascoltano ancora la classica?
“In linea generale, trovo sia un genere troppo poco ascoltato. Ed è un vero peccato, perché la musica classica ha ancora moltissimo da offrire. I messaggi e le emozioni che veicola sono universali e senza tempo e come tali possono parlare a tutti anche al giorno d’oggi.”

Quindi è un genere ormai passato di moda?
“In alcuni coetanei, ho visto una certa predisposizione a questo tipo di esperienze, che a mio avviso andrebbero alimentate di più e adattate ai tempi moderni. Rispetto a 20 anni fa sono cambiate moltissime cose e l’ambiente classico deve trovare dei mezzi affini al presente per potersi auto divulgare. La musica classica rimane tale nella sua universalità, ma i mezzi di fruizione andrebbero rinnovati.”

Nel 2023 si è esibito in concerto alla Fenice. Cosa si prova a suonare in uno dei teatri più prestigiosi al mondo?
“È stata una delle esperienze più emozionanti di tutti questi anni. Mi sono esibito in concerto insieme all’orchestra ed è stato impagabile suonare a meno di un metro da musicisti di altissimo livello, che ascolto e stimo da sempre. L’aria di professionalità che si respira in quel teatro è incommensurabile.”

Gli incontri più determinanti per il suo percorso?
“Sicuramente è stato fondamentale l’incontro con il mio insegnante al Conservatorio di Rovigo, Raffaele D’Agnelli. Oltre ad avermi trasmesso la sua profonda passione per la musica, mi ha insegnato a cercare nelle opere gli aspetti letterari e i significati più intimi. Determinanti per il mio percorso anche i fratelli Giovanni e Francesco Di Giorgio, con i quali suono in trio dal 2022. Grazie a loro continuo a coltivare la passione per la musica d’insieme, con repertori sempre diversi e stimolanti.”

Giulia Turato 

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