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Salute mentale in crisi
28.01.2025 - 16:04
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Le aggressioni contro il personale sanitario da parte di pazienti psichiatrici stanno diventando un fenomeno sempre più preoccupante. Ma dietro questi episodi, spesso letti come atti di violenza pura, si nasconde un grido d’aiuto che il sistema sanitario fatica a cogliere e gestire.
"Molte aggressioni non sono frutto di un’intenzionalità violenta," spiega Cosimo Lo Presti, presidente della FISAM, Unione Nazionale delle Associazioni Per la Salute Mentale, "ma il risultato di un abbandono e di cure insufficienti." La difficoltà nel garantire un supporto adeguato porta molti pazienti a vivere in condizioni di estremo disagio, in cui paura, rabbia e frustrazione possono esplodere in comportamenti aggressivi.
Nonostante le conquiste della legge 180, che ha sancito il superamento dei manicomi, l’attuale rete di servizi territoriali si rivela spesso inadeguata. In molte regioni italiane mancano strutture capaci di garantire un’assistenza continuativa e personalizzata, lasciando i pazienti in condizioni di marginalità.
A questa debolezza strutturale si aggiunge una formazione insufficiente degli operatori sanitari. "Gli strumenti per gestire le crisi psichiatriche sono carenti," denuncia Lo Presti. Ciò non solo mette a rischio i professionisti, ma contribuisce a peggiorare le condizioni dei pazienti, instaurando un pericoloso circolo vizioso.
La soluzione passa attraverso un cambiamento sistemico che metta al centro le persone e le loro necessità:
"Le aggressioni non sono un problema individuale, ma il segnale di un sistema che non riesce a rispondere ai bisogni dei più fragili," conclude Lo Presti. Serve un impegno collettivo per costruire un modello di salute mentale più umano, che garantisca sicurezza e dignità a pazienti e operatori.
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