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Lavoro sommerso

Lotta al caporalato: il Veneto intensifica le misure di contrasto

Un nuovo Protocollo d’Intesa per combattere il lavoro irregolare

Valeria Mantovan

Valeria Mantovan

La Regione del Veneto rilancia la lotta contro il lavoro irregolare e il caporalato con un nuovo Protocollo d’Intesa. L’iniziativa è stata al centro di un incontro istituzionale tenutosi ieri a Venezia, durante il quale esponenti regionali e rappresentanti delle parti sociali hanno discusso strategie per rafforzare le misure di contrasto a queste pratiche illecite, con un’attenzione particolare al settore agricolo.

All’evento hanno partecipato l’Assessore regionale al Lavoro, Valeria Mantovan, insieme a dirigenti regionali come Santo Romano, Alessandro Agostinetti e Tiziano Barone. Presenti anche il Direttore Regionale dell’INPS, Filippo Pagano, rappresentanti dell’Ispettorato del Lavoro e dell’INAIL, oltre a esponenti delle parti sociali datoriali e sindacali.

Al centro del dibattito la necessità di aggiornare e potenziare il Protocollo del 2019, ormai scaduto, con nuove misure operative. L’obiettivo è quello di contrastare il lavoro nero e lo sfruttamento lavorativo, promuovendo la trasparenza nel mercato del lavoro.

“L’illegalità nel mercato del lavoro è un fenomeno diffuso e pericoloso,” ha dichiarato l’Assessore Mantovan. “La Regione ha già sviluppato buone pratiche, ma dobbiamo intensificare gli sforzi. Il lavoro nero alimenta un sistema ingiusto che danneggia imprese e lavoratori onesti. La nostra lotta contro il caporalato mira a eliminare un sistema distorto che sfrutta i lavoratori e affida l’intermediazione alla criminalità.”

Tra le priorità evidenziate durante l’incontro figurano il miglioramento delle condizioni di alloggio per i lavoratori, la garanzia di un trasporto regolare e accessibile e la trasparenza nell’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Questi elementi sono considerati fondamentali per sottrarre terreno al caporalato e alle intermediazioni illecite.

Un altro aspetto cruciale riguarda il fenomeno delle cosiddette "aziende senza terra", che operano come intermediarie nella manodopera agricola e rappresentano spesso il principale veicolo di sfruttamento. “Dobbiamo mettere in campo strumenti concreti per l’emersione del lavoro irregolare,” ha aggiunto Mantovan. “È essenziale individuare indicatori di rischio chiari per prevenire lo sfruttamento e costruire percorsi di tutela per i lavoratori più vulnerabili.”

Le parti coinvolte hanno concordato sulla necessità di un’azione coordinata tra istituzioni, parti sociali e organi di vigilanza per garantire condizioni di impiego dignitose e sicure.

L’incontro si è concluso con l’impegno a riconvocarsi in sede tecnica per approfondire le proposte operative e definire un nuovo Protocollo d’Intesa regionale. L’obiettivo è rafforzare le politiche di contrasto al caporalato e al lavoro sommerso, assicurando maggiore tutela ai lavoratori e un mercato del lavoro più equo e trasparente.

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