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L’uomo che resta: un viaggio epico attraverso il tempo e il clima

Marco Niro intreccia passato, presente e futuro in un romanzo che esplora il cambiamento climatico e la natura umana

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Foto di repertorio

Nel panorama della letteratura contemporanea, dove le tematiche ambientali spesso restano ai margini, emerge con forza "L’uomo che resta", il nuovo romanzo di Marco Niro, pubblicato da Les Flâneurs Edizioni. Un'opera che si propone di esplorare il cambiamento climatico attraverso un intreccio narrativo che abbraccia il passato, il presente e un futuro non troppo lontano.

Il romanzo si apre nel Paleolitico, un'epoca in cui il clima glaciale rappresenta una sfida quotidiana per una piccola comunità di cacciatori-raccoglitori. Questo scenario primordiale non è solo un contesto storico, ma diventa una metafora della lotta per la sopravvivenza che accomuna tutte le epoche. Si passa poi ai giorni nostri, un'era in cui il surriscaldamento globale è una realtà incombente e l'umanità sembra incapace di trovare soluzioni efficaci. Qui incontriamo Bruno e Glenda, due archeologi che, scavando nel passato, cercano risposte per il presente. Infine, il romanzo ci proietta in un futuro torrido, dove gli abitanti di Gilanos hanno imparato a convivere con un clima estremo.

Marco Niro, già noto per il suo precedente romanzo "Il Predatore", continua a esplorare il rapporto tra uomo e ambiente. In "L’uomo che resta", l'autore intreccia le vicende di epoche diverse con un filo rosso che diventa sempre più evidente man mano che la narrazione procede. Come spiega Niro, passato, presente e futuro si alternano costantemente, intrecciandosi in modo sempre più stretto e svelando sempre più chiaramente il filo rosso che unisce le tre vicende. I personaggi, pur appartenendo a tempi diversi, condividono un'inquietudine comune: la ricerca di qualcosa di ignoto che, una volta scoperto, innesca cambiamenti epocali e pericoli che mettono a rischio la loro stessa esistenza.

Nonostante il tema del cambiamento climatico sia di grande attualità, Niro sottolinea che il suo intento non era quello di cavalcare le mode del momento. "Le tematiche ambientali, intrecciate a quelle sociali, sono da sempre di mio interesse", afferma l'autore. La spinta per scrivere questo romanzo è arrivata dalla lettura di "La grande cecità" di Amitav Ghosh, un'opera che invita gli scrittori a fare del cambiamento climatico un tema centrale delle loro narrazioni.

Ghosh critica la letteratura contemporanea per aver marginalizzato elementi come la natura e la dimensione collettiva, elementi che, secondo lui, sono essenziali per raccontare la crisi climatica. Niro accoglie questo appello e, nel suo piccolo, cerca di dare il suo contributo. In "L’uomo che resta", Marco Niro non solo risponde a questa chiamata, ma offre al lettore un'opera che, attraverso la lente del tempo, ci invita a riflettere sulla nostra responsabilità verso il pianeta e le generazioni future.

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