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Università di Padova: Inaugurato l'803° Anno Accademico con un appello alla responsabilità e all'innovazione

Responsabilità e opportunità: l'inaugurazione dell' anno accademico dell'Università di Padova

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Il Bo, sede storica dell'Università degli Studi di Padova

L’Università di Padova, tra le eccellenze mondiali negli atenei, ha inaugurato l’803° anno accademico con la tradizionale cerimonia a Palazzo Bo, alla presenza delle massime autorità. Con oltre 75.000 studenti, di cui l’11% internazionali, e quasi 24.000 nuove immatricolazioni, l’ateneo continua a rafforzare la sua attrattività globale. Dopo la sfilata del corteo accademico, la rettrice ha dato ufficialmente il via all’anno accademico con il suo discorso.

«Permettetemi di cominciare questo mio intervento ricordando quanto recita il secondo comma del primo articolo dello statuto di ateneo. "

"L’Università, in conformità ai principi della Costituzione e alla propria tradizione che data dal 1222 ed è riassunta nel motto Universa Universis Patavina Libertas, afferma il proprio carattere pluralistico e la propria indipendenza da ogni condizionamento e discriminazione basata su motivazioni di carattere ideologico, religioso, politico, economico o fisico. Essa promuove l’elaborazione di una cultura fondata su valori universali quali i diritti umani, la pace, la salvaguardia dell’ambiente e la solidarietà internazionale. Impegna altresì tutti i propri componenti al rispetto di tali principi nonché dei valori della dignità di ciascuna persona, del buon nome dell’Ateneo e del corretto uso delle sue risorse.

 Sono parole che introducono un valore che già permea la nostra accademia, ma che vorrei guidasse sempre di più l’operato di tutte e tutti noi e, di conseguenza, il cammino che ci aspetta nell’anno accademico che andiamo a inaugurare: la responsabilità. La responsabilità è un valore che attraversa ogni ambito della nostra vita, fuori e dentro l’ateneo. Etimologicamente nasce dal latino respondeo, ovvero “rispondere”. E, in effetti, essere responsabili significa proprio questo: rispondere alle aspettative e alle sfide a cui quotidianamente ci troviamo di fronte. Essere responsabili significa anche riconoscere le conseguenze delle proprie azioni, assumersi il compito di agire con consapevolezza e rispettare gli impegni presi nei confronti di se stessi, degli altri e dell'ambiente che ci circonda. Ma c’è anche un’altra prospettiva, che oggi mi preme sottolinearvi: considerare la responsabilità non solo come un dovere, ma come una preziosa e stimolante opportunità».

Prosegue la rettrice: «Per tutte e tutti noi che facciamo parte di questa comunità accademica, la responsabilità si traduce nell’opportunità di creare, innovare e contribuire al progresso della società. Abbiamo la possibilità di fare la differenza, di usare la conoscenza non solo per comprendere il mondo, ma per trasformarlo. Ogni scoperta scientifica, ogni lezione appresa, ogni relazione costruita rappresenta un ponte verso nuove opportunità, non solo per noi, ma per chi verrà dopo di noi. In particolare, la responsabilità di noi ricercatrici e ricercatori ci chiama a garantire che i progressi della conoscenza siano guidati dall’etica e dal rispetto per il bene comune, promuovendo un impatto positivo e sostenibile sulla società. Un obiettivo che ci spinge giocoforza oltre il laboratorio, che si spinge a stringere un patto con la società, l'ambiente e le generazioni future. Il progresso scientifico, per essere autentico, deve essere accompagnato da un profondo senso di etica e consapevolezza dell’impatto delle proprie azioni. Ogni progresso scientifico o tecnologico ha potenziali conseguenze che ognuna e ognuno di noi è chiamato costantemente a valutare.

Abbiamo la responsabilità di vigilare sull'uso delle nostre ricerche, evitando che queste vengano impiegate per scopi oppressivi o distruttivi. È nostra la responsabilità di vigilare affinché i risultati delle nostre ricerche non vengano sfruttati, ad esempio, per lo sviluppo di armi o per il controllo sociale. Abbiamo una responsabilità nei confronti della società e questo ci impegna a rendere accessibili i risultati dei nostri studi, con una comunicazione chiara e con un dialogo aperto e costante con la cittadinanza per favorire la comprensione delle implicazioni della scienza e, di conseguenza, la presa di decisioni informate».

Aggiunge Daniela Mapelli: «Ho voluto mettere l’accento sulla ricerca perché è un fiore all’occhiello del nostro ateneo. Crescono i fondi dedicati, le opportunità, aumenta il reclutamento. Un dato per tutti: con 32 ERC Grant, dei quali 9 ottenuti nel corso del 2024 siamo il primo ateneo italiano per numero di Grant finanziati nell’ambito del programma Horizon Europe. Ancora una volta, studiose e studiosi hanno scelto l’Università di Padova per svolgere la loro ricerca finanziata dall’Unione Europea, gratificando il nostro ateneo e sottolineandone l’attrattività, oltre a confermare l’elevata qualità di quell’attività di ricerca fondamentale per immaginare e costruire un futuro migliore per tutte e tutti.

Conclude Daniela Mapelli: «Noi ora siamo consapevoli che le soluzioni ai problemi complessi emergenti richiedono una collaborazione tra esperti di diverse discipline, e abbiamo la grande opportunità di creare ambienti di apprendimento e ricerca che favoriscano l’interdisciplinarità, promuovendo la collaborazione tra scienze umane, scienze sociali, scienze naturali, ingegneria e tecnologia. E, infine, dobbiamo costantemente favorire la creatività e l'innovazione. L'intelligenza artificiale è straordinaria nel replicare processi già esistenti o nell'ottimizzare soluzioni note, ma la creatività e l’innovazione rimangono dei campi in cui l’intelligenza umana è ancora insuperabile. Diventa quindi fondamentale fornire spazi e strumenti per sperimentare, incoraggiare il pensiero divergente e permettere alle nostre studentesse e ai nostri studenti di esplorare nuove idee e approcci, combinando conoscenze multidisciplinari.

La responsabilità verso gli altri diventa, quindi, anche l’opportunità di costruire comunità più forti e inclusive. In un’epoca in cui le divisioni sembrano prevalere, abbiamo il privilegio e l’occasione di essere un esempio di collaborazione, rispetto e solidarietà. Un’opportunità che nessuna e nessuno di noi vuole lasciarsi scappare. Qui, all’Università di Padova, possiamo dimostrare che lavorare insieme, ascoltarsi e valorizzare le differenze non è solo possibile, ma è la strada, l’unica strada, per immaginare e costruire un futuro migliore.

E voi, care studentesse e studenti, avete la responsabilità e l’opportunità di raccogliere il testimone della conoscenza e di usarlo per affrontare le sfide globali con coraggio, creatività e determinazione. Il futuro che, insieme, stiamo costruendo, è il vostro futuro, non il nostro. Nel corso di questo anno accademico, invito tutte e tutti voi quindi a riflettere su come possiamo trasformare la responsabilità in opportunità. Come possiamo, ognuna e ognuno di noi nel nostro ruolo specifico, rispondere alle sfide attuali trasformandole in occasioni di crescita, come possiamo rendere l’Università di Padova un luogo non solo di eccellenza accademica, ma anche sempre più di ispirazione e speranza.

Permettetemi infine di concludere con un augurio. Che questo nuovo anno accademico sia un viaggio che possa arricchirci, farci crescere, che siano mesi pieni di significato per tutte e tutti noi. Mi auguro anche che sia un anno che possiamo affrontare con la rinnovata consapevolezza che ogni nostra azione, ogni nostro pensiero, ogni nostro sforzo contribuiscono a definire non solo chi siamo, ma anche chi possiamo diventare, come individui e come comunità. E con sguardo curioso, responsabile e rivolto al futuro dichiaro aperto l’ottocentotreesimo Anno Accademico dell’Università di Padova».


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