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10.03.2025 - 05:38
Foto di repertorio
Il dibattito sulla presenza della cementeria di Monselice e la sua incompatibilità con il Mab Unesco si arricchisce di un nuovo documento che mette in risalto la possibile presenza di Pfas all’interno dei materiali derivati dalle scorie di incenerimento impiegati nell’impianto. I comitati "E noi?" e "Lasciateci respirare" hanno trasmesso alla Provincia gli studi europei dei ricercatori di “Environmental science e technology”, un documento che evidenzia i rischi di potenziale contaminazione ambientale: «Si tratta delle pericolosissime sostanze perfluoroalchiliche (Pfas), connesse all’uso di materiali derivati dalle scorie di incenerimento di rifiuti nel ciclo produttivo del cemento» spiegano i comitati «i rischi della presenza di queste sostanze non sono stati infatti presi in considerazione nel corso del procedimento di Valutazione di impatto ambientale del 2012 e, di conseguenza, sono del tutto assenti le prescrizioni e/o i limiti di funzionamento volti ad applicare correttamente il principio di precauzione nell'attuale Autorizzazione integrata ambientale». In base agli studi e al parere dell’Istituto superiore della sanità, allegati alla lettera dei comitati, emerge che il rischio di contaminazione da Pfas dei terreni adiacenti all’impianto: «Questo è classificato come “inaccettabile”. La cementeria è infatti collocata in prossimità di un polo scolastico frequentato da centinaia di studenti, all’interno del perimetro del Parco Colli e in adiacenza a un sito di protezione Natura 2000, cioè il monte Ricco, che è parte di una rete ecologica riconosciuta a livello europeo» continuano i comitati, che pongono al centro la sostenibilità del Parco Colli come destinazione turistica ma anche la vocazione del territorio non rivolta all’industria ma all’agricoltura, all’enogastronomia, al binomio terme e salute. «Il nostro territorio, ora Mab Unesco non può essere legato alla presenza di Pfas, alle diossine e ai policlorobifenili. I vincoli di protezione previsti dal Piano Ambientale del Parco e il buon senso comune non possono consentire il prolungamento a tempo indefinito di queste lavorazioni pericolose: spetta alle istituzioni agire con coraggio e aperta determinazione» concludono i comitati, riservandosi di mettere in atto tutte le possibili azioni per tutelare l’ambiente ed il futuro del Parco Regionale, salvaguardando le attività economiche ad esso correlate.
Giada Zandonà
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