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L'intervista
28.02.2025 - 07:50
È nato in una famiglia di musicisti, ma è stata l’infatuazione per una donna ad avvicinarlo al violoncello. Classe '97, Riccardo Baldizzi si guadagna da vivere con quella che definisce “arte del compromesso”: la musica da camera. Artista di grande talento, si esibisce a livello internazionale insieme al quartetto Nous, tra i più importanti in Italia.
Riccardo, com’è iniziato il suo percorso?
"Pur essendo cresciuto con dei genitori musicisti, tutto è iniziato perché mi sono innamorato di una violoncellista, Miriam Prandi, con cui sono tuttora in contatto".
Quali sono i pro e contro di essere un figlio d’arte?
“Da una parte è una marcia in più: il mondo della classica è un ambiente di nicchia e avere dei genitori musicisti è utile per capire la giusta direzione. Ogni tanto ho avvertito un po’ di pressione, ma con il senno di poi si è rivelata fondamentale perché in giovane età è difficile gestire da soli una carriera di questo tipo”.
In effetti vivere di musica classica ai giorni nostri è complicato. Come tiene alta la motivazione?
“È un percorso complicato e pieno di sfide, in cui spesso sono più i dolori che le gioie. Non nascondo che in alcuni momenti ho pensato di mollare perché c’è un grande investimento a livello di studio e le occasioni di soddisfazione sono sempre poche. Infatti penso che una delle più grandi qualità per un musicista a parte l’abnegazione (ride), sia la capacità di non perdersi d’animo e andare avanti imperterriti: bisogna avere uno stomaco di ferro. Proprio perché è una strada tortuosa, è importante crederci fino in fondo e assumersi anche il rischio di fallire, senza cedere alla tentazione di investire su eventuali piani b. Se sono riuscito a raggiungere grandi traguardi è proprio grazie alla resilienza...e a un pizzico di fortuna”.
La sua carriera ruota attorno alla musica da camera. Qual è il segreto di suonare insieme?
“La musica da camera è l’arte del compromesso: bisogna avere grande elasticità mentale e capacità di adattamento all’istante. Spesso mi capita di suonare con personalità prorompenti e caratteri fumantini con cui è difficile trovare un punto di incontro: in questi casi torna utile anche una buona dose di diplomazia”.
Sente di dover ringraziare qualcuno?
“La mia famiglia, per avermi sempre spronato e sostenuto. A livello musicale, ho una quantità insormontabile di persone a cui sono grato per avermi ispirato. E in fondo penso che l’arte sia proprio questo: prendere qualcosa da ognuno e interiorizzarlo secondo la propria personalità”.
Prossimi progetti in programma?
“Ho diversi concerti in occasione del 50esimo anniversario di Shostakovic, a cui è dedicata anche l’ultima incisione con il quartetto Nous, in uscita a maggio. Nei prossimi mesi uscirà un altro disco importante, ma per il momento resta una sorpresa”.
Giulia Turato
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