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Sanità
04.03.2025 - 14:12
Foto di repertorio
I dati del rapporto Gimbe sui medici di famiglia disegnano un quadro preoccupante per la sanità in Veneto, confermando le denunce sollevate da anni dalle consigliere regionali del Partito Democratico, Vanessa Camani e Anna Maria Bigon. Secondo l’analisi, la situazione dei medici di medicina generale nella regione è tutt'altro che rosetta, contrariamente all’immagine idilliaca descritta dalla giunta Zaia.
"I numeri sono drammatici", affermano le due esponenti del Pd. "Come denunciato già nel 2021, il Veneto sta affrontando una grave carenza di medici di famiglia. Il 68,7% dei medici della regione si trova a seguire più di 1.500 pazienti, un sovraccarico che non permette di garantire una qualità adeguata della presa in carico." A questo si aggiungono i numeri assoluti: il Veneto manca di 785 medici di famiglia, secondo solo alla Lombardia, che ne ha 1.525 in meno. "Il modello proposto dalla Lega, basato sulla privatizzazione dei servizi e sul depotenziamento della medicina territoriale, sta portando a una crisi che non si può più ignorare."
Le due consigliere del Pd non risparmiano critiche anche alla gestione delle risorse: "In questi giorni, la Fimmg ha lanciato l'allarme per la situazione nel padovano, dove si registrano carenze di circa 400 medici tra medici di famiglia e guardie mediche. I disagi nelle aree più piccole e periferiche sono enormi e non possono essere affrontati con la solita propaganda".
A questo si aggiungono le difficoltà specifiche legate agli anziani, che, secondo Camani e Bigon, non sono sufficientemente tutelati da un sistema che dovrebbe garantire loro un adeguato presidio di medicina territoriale. "La situazione è critica, eppure la giunta continua a ignorare queste necessità, preferendo dare priorità a slogan vuoti anziché agire."
Le due esponenti del Partito Democratico chiedono un cambio radicale di rotta. "È ora di passare dalle parole ai fatti", concludono. "Bisogna valorizzare il lavoro dei medici di famiglia, investire in risorse concrete, rafforzare il personale amministrativo, rivedere le borse per la formazione e trasformare la scuola regionale di medicina generale in una vera e propria specialità universitaria." Un intervento tempestivo è necessario per evitare che la sanità veneta precipiti verso il collasso.
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