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Crisi di settore

Sanità territoriale in crisi: le Case di Comunità sono solo un miraggio

Il monitoraggio dell’Agenas svela il fallimento del modello di assistenza territoriale previsto dal decreto ministeriale del 2022

Gianluca Giuliano, segretario nazionale di UGL Salute

Gianluca Giuliano, segretario nazionale di UGL Salute

I dati più recenti forniti dall'Agenas nel rapporto sul monitoraggio del DM 77/2022, che stabilisce i modelli e gli standard per lo sviluppo della medicina territoriale nel Servizio Sanitario Nazionale, tracciano un quadro a dir poco allarmante. A poco più di due anni dall'introduzione del piano, la tanto attesa rivoluzione della sanità di prossimità sembra essere naufragata, e il sistema sanitario italiano si trova di fronte a una grave “desertificazione” delle Case di Comunità.

Secondo quanto riportato nel documento, alla fine del 2024, solo 485 delle 1.717 Case di Comunità previste (circa il 28% del totale) sono riuscite a far partire almeno un servizio. Numeri che confermano un fallimento evidente rispetto agli obiettivi di un piano che doveva alleggerire il peso sulle strutture ospedaliere e garantire ai cittadini cure a pochi passi da casa. Ma i dati sono ancora più sconfortanti se si esamina il funzionamento effettivo di queste strutture. Solo 46 Case di Comunità sono riuscite a raggiungere il livello di "hub", ovvero quelle strutture che dovrebbero offrire tutti i servizi obbligatori con personale medico e infermieristico operativo 24 ore su 24, sette giorni su sette. Questo equivale a solo il 3% delle strutture previste.

Inoltre, 118 Case di Comunità, pur essendo dotate di tutti i servizi obbligatori, mancano di personale medico e infermieristico, riducendo drasticamente la loro funzionalità. Un dato che evidenzia la carenza di risorse umane fondamentali per garantire l'efficienza del sistema. Anche gli Ospedali di Comunità, un altro pilastro del piano di medicina territoriale, sono in forte ritardo. Solo 124 strutture, su un totale di 568 previste, hanno almeno un servizio attivo, pari al 22% del totale.

Gianluca Giuliano, segretario nazionale della UGL Salute, non ha dubbi sulla causa di questa drammatica situazione. “Avviare strutture per la sanità territoriale senza la possibilità di utilizzarle a pieno regime per la mancanza di personale è semplicemente assurdo. La barriera che doveva alleggerire la pressione sugli ospedali e garantire ai cittadini assistenza vicino casa è, di fatto, un miraggio nel deserto di un SSN in continua difficoltà”, ha dichiarato Giuliano in una nota.

Secondo il sindacalista, l'unica soluzione per evitare il collasso del sistema sanitario nazionale è un significativo investimento nelle risorse umane. A tal fine, propone aumenti salariali, opportunità di progressione di carriera e un’ampia formazione del personale. Ma per realizzare questi cambiamenti, secondo Giuliano, è necessario un “patto nazionale sulla sanità” che coinvolga ogni parte sociale e politica, senza divisioni ideologiche.

"Se non si interviene con urgenza," conclude Giuliano, "il destino del Servizio Sanitario Nazionale potrebbe essere segnato, con gravi ripercussioni per l’assistenza sanitaria dei cittadini italiani".

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