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Il personaggio
26.03.2025 - 10:37
Organista e clavicembalista d’eccezione, Roberto Loreggian è tra gli interpreti più raffinati di musica antica in Italia. A guidarlo è una minuziosa ricerca filologica, che l’ha portato dalla sua Monselice a caccia di manoscritti perduti nelle più grandi biblioteche d’Europa. Un vero e proprio archeologo alla ricerca dei tesori musicali del passato, spinto dal profondo desiderio di riportare in vita le sonorità che un tempo animavano le corti rinascimentali.
Il suo percorso inizia con quello che Mozart definiva il “re degli strumenti”: “Nasco come organista” racconta Loreggian “e chi suona l’organo sa che è impossibile restare illesi davanti a questo strumento, che ti coinvolge in maniera totale. Così mi sono avvicinato al repertorio bachiano, ma ben presto ho capito che in Italia, per mancanza di mezzi e cultura, sarebbe stato difficile vivere da organista. Allora ho deciso di approfondire la musica antica con il clavicembalo, che se l’organo è il re, il clavicembalo è il principe”.
Da quel momento è iniziato il suo viaggio alla ricerca di una sonorità che restituisse nella maniera più autentica possibile quella originale: “La musica è l’arte del suono, se si parte da un suono corretto allora è possibile lavorare sull’interpretazione". Una profonda dedizione, nata dall'idea che la musica antica non può essere considerata un sottofondo, ma "esige un ascolto attento e una grande partecipazione intellettuale. Nella frenesia del mondo odierno, in cui vigono l'immediatezza e l'iperconnessione, è qualcosa di assai raro".
Eppure, girando il mondo con la sua musica, Loreggian ha osservato delle profonde differenze nei diversi pubblici: "In Giappone ho sempre avvertito una venerazione assoluta per l'Italia: qualsiasi cosa tu faccia viene accolta con un rispetto incredibile. Ma il pubblico migliore è quello russo, dove l'amore per la musica si respira anche nei paesi più piccoli".
E nella nostra società? "Purtroppo quella antica viene considerata troppo spesso musica per vecchi, riservata ad un pubblico di nicchia. Eppure un tempo era il genere di consumo. Pensiamo a Federico di Prussia che suonava con Quantz e Carl Philipp Emanuel Bach, le star dell'epoca!"
Un destino che curiosamente non riguarda le altre arti di quel tempo: "Girolamo Frescobaldi per me è il Caravaggio della musica. Eppure, mentre tutti riconoscono il valore artistico del pittore, la musica di Frescobaldi viene ancora troppo spesso sottovalutata e considerata facile. Forse la differenza è che un quadro lo guardi e lo comprendi subito, mentre la musica ha bisogno dell'interprete. Ed è un vero peccato, perché il repertorio del '600 ha moltissimo da offrire".
Invece, sulla figura di Frescobaldi, Loreggian ha costruito il sogno di una vita: "Ho registrato l'integrale di tutti i suoi lavori, un monumentale progetto discografico iniziato nel 2009 e concluso nel 2021, che raccoglie anche le opere manoscritte. La soddisfazione più grande di tutta la mia carriera". Un lavoro ampiamente riconosciuto, che nel 2009 ha ricevuto anche il "Premio Nazionale del Disco Classico".
Far riscoprire la ricchezza della musica antica rimane una sfida, ma per Loreggian continua a essere fonte inesauribile di bellezza: “È un mondo vastissimo, che non si smette mai di scoprire. E il clavicembalo non ha bisogno di elettricità: posso suonarlo anche durante un blackout!”
Giulia Turato
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