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RSA venete in difficoltà: servono riforme e risorse

Baldin (M5S): "Rette insostenibili per le famiglie, urgono la riforma delle Ipab e la presenza dei comitati di familiari nelle strutture"

Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio Regionale

Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio Regionale

Il futuro delle Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) in Veneto è sempre più incerto. Il caro rette, la mancata riforma delle Ipab e la possibile privatizzazione del settore socioassistenziale mettono a rischio la sostenibilità del sistema, gravando pesantemente sulle famiglie. È quanto denunciato oggi in conferenza stampa a Palazzo Ferro Fini dalla capogruppo del Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale, Erika Baldin.

"Il tema delle RSA ci sta particolarmente a cuore, soprattutto in un momento in cui gli anziani e le persone con disabilità devono affrontare problemi sempre più complessi – ha dichiarato Baldin –. L’aumento delle rette nelle case di riposo ha raggiunto i 100 euro al mese, mentre il numero di anziani non autosufficienti cresce. Solo il 3,8% riesce a coprire autonomamente i costi, mentre il resto del peso ricade sulle famiglie, già provate dal caro vita".

Baldin ha sottolineato l'urgenza di sbloccare il progetto di legge n. 6 del 2020, promosso dal presidente Luca Zaia, che prevede la riforma delle Ipab (Istituti Pubblici di Assistenza e Beneficenza). "Il Veneto rischia di restare tra le ultime regioni a non approvare questa riforma, insieme a Sicilia e Calabria – ha denunciato la consigliera –. Senza un intervento normativo, si va verso una privatizzazione del settore, come già accaduto nella sanità".

Un altro punto critico riguarda la mancanza di organismi di rappresentanza nelle RSA. "Il mio progetto di legge, sostenuto anche da altri consiglieri, punta a garantire ai comitati dei familiari il diritto di accesso alle strutture, per verificare le condizioni di assistenza degli ospiti", ha spiegato Baldin.

Al centro del dibattito anche il cosiddetto "emendamento Cantù", attualmente in discussione in Parlamento, che prevede che il Servizio Sanitario Nazionale copra solo la quota sanitaria delle rette RSA, lasciando alle famiglie la parte socioassistenziale. "Si tratta di una misura cinica e inaccettabile – ha attaccato Baldin –. La Cassazione ha già chiarito che queste spese devono rimanere a carico del SSN".

Tra le soluzioni proposte, la consigliera ha citato il modello dell’Emilia-Romagna, che copre il 50% delle rette e concede contributi straordinari alle famiglie con ISEE basso, finanziando il tutto attraverso un aumento dell’addizionale Irpef.

Alla conferenza stampa sono intervenuti anche Tommaso Todesca, del Codacons, che ha presentato un nuovo sportello d’ascolto per le famiglie, e Donatella Oliosi, presidente dell’associazione Diana. L’avvocato Maria Luisa Tezza ha criticato l’emendamento Cantù, ritenendolo insufficiente per rispondere alle reali esigenze di cura degli ospiti. Salvatore Lihard, del Movimento per la difesa della sanità pubblica, ha invece denunciato "il progressivo smantellamento del Servizio Sanitario Nazionale".

A sostegno delle richieste si sono espressi anche i consiglieri regionali Anna Maria Bigon (PD), Elena Ostanel (Il Veneto che Vogliamo) e Andrea Zanoni (Europa Verde), ribadendo la necessità di interventi immediati per garantire un’assistenza dignitosa agli anziani veneti.

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