A poche ore dall'annuncio dell’introduzione dei dazi, l’artigianato veneto si trova con il fiato sospeso, temendo che queste nuove tariffe doganali possano compromettere gravemente le esportazioni del settore. Se le misure dovessero essere confermate, le conseguenze potrebbero rivelarsi devastanti per le imprese locali.
“L'introduzione dei dazi colpirebbe in modo drammatico il nostro comparto, mettendo in difficoltà le nostre aziende, già fragili a causa della concorrenza dei prodotti locali e di quelli provenienti da Paesi non soggetti a restrizioni. Questo potrebbe anche innescare un effetto domino che aumenterebbe l’inflazione e indebolirebbe ulteriormente tutta la filiera produttiva europea", ha dichiarato Roberto Boschetto, presidente di Confartigianato Imprese Veneto. “La crisi del mercato interno europeo è ormai evidente. Se non si rilancia la domanda interna, le piccole e medie imprese rischiano di pagarne un prezzo altissimo.”
Un tema particolarmente rilevante riguarda l'export verso la Germania, che rappresenta il principale mercato di destinazione per le merci venete, con il 13,1% dell'export regionale. Nel 2024, il valore delle esportazioni venete verso la Germania è stato di 10,1 miliardi di euro, con un calo del 6,2% rispetto al 2023 e del 7,2% rispetto al 2022. In particolare, il settore dei macchinari e delle apparecchiature ha visto una contrazione significativa del 9,6%, che da sola rappresenta il 41% della perdita di export dei prodotti della meccanica.
Il timore è che le aziende più esposte al mercato statunitense possano trovarsi costrette a ridurre la produzione, con un impatto negativo anche sull’occupazione nel medio-lungo periodo. La situazione appare particolarmente preoccupante per il settore manifatturiero veneto, che conta 50.846 imprese, di cui il 56,7% (28.824) sono artigiane. Un settore già in difficoltà, che potrebbe vedere l'aggravarsi dei problemi con l’introduzione dei dazi.
L'export verso gli Stati Uniti ha registrato nel 2024 una contrazione per la divisione “Altre industrie manifatturiere” (che comprende gioielleria, occhialeria e forniture mediche e dentistiche), con una perdita del 15,3% rispetto all'anno precedente, portando il valore a 1,8 miliardi di euro. Tuttavia, alcuni settori come le bevande e i macchinari hanno segnato risultati positivi, con un aumento dell'export delle bevande del 15,5% e un incremento del 3,8% per i macchinari.
Infine, Boschetto ha fatto notare che, nonostante la crescente attenzione per i mercati emergenti, come la Turchia e gli Emirati Arabi Uniti, che insieme rappresentano circa il 18,5% dell'export veneto, i nuovi mercati restano ancora un terreno di conquista per un numero limitato di imprese.
“Se non si investe nella competitività delle nostre imprese e si continuano a penalizzare i nostri prodotti con dazi, rischiamo di compromettere il futuro del nostro artigianato e dell’economia veneta”, ha concluso Boschetto, lanciando un appello a livello nazionale per una revisione delle politiche commerciali.