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Mestre, al Padiglione Rama una due giorni dedicata alla violenza di genere

Damiano: "L'unione delle forze è fondamentale per arginare un fenomeno tanto dilagante"

Mestre, al Padiglione Rama una due giorni dedicata alla violenza di genere

Sono stati 113 gli omicidi che nel 2024 hanno visto come vittima una donna, uno ogni tre giorni. Un report allarmante, che accende i riflettori sul problema della violenza di genere, una piaga ormai strutturata che si manifesta sotto molteplici aspetti nella nostra società. Per questa ragione, si rende più che mai necessario un approccio stratificato e multidisciplinare, che affronti il problema da diversi punti di vista. 

L'evento "Violenza di genere: nuove acquisizioni di scienza e diritto", tenutosi al Padiglione Rama dell'ospedale dell'Angelo di Mestre il 28 e 29 marzo, ha offerto una preziosa opportunità di confronto tra esperti e professionisti provenienti non solo dal settore psicologico-sanitario, ma anche giuridico, sociale e della comunicazione. L'iniziativa, che ha registrato il tutto esaurito, è stata promossa dall’Ulss3 Serenissima insieme a Coges don Milani e Cssa, godendo del patrocinio della Regione Veneto, del Centro Antiviolenza del Comune di Venezia e dell'Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri di Venezia.

Il focus era chiaro: creare un forum per riflettere, esaminare e individuare strategie efficaci per la prevenzione e il contrasto alla violenza di genere. Numerosi e autorevoli i relatori chiamati a dare il proprio contributo. Tra questi Darco Pellos, Prefetto di Venezia, Edgardo Contato, Direttore Generale ULSS 3 Serenissima, Giovanni Leoni, Presidente Ordine dei Medici di Venezia, Massimo Zuin, Direttore Servizi Sociali ULSS 3 Serenissima, Andrea Martellato, Presidente Conferenza dei Sindaci ULSS 3 Serenissima e Valeria Sanzari, Procuratore Aggiunto della Procura di Venezia. A inaugurare il convegno, l'assessore alla Coesione sociale Simone Venturini e la presidente del Consiglio comunale Ermelinda Damiano, hanno sottolineato l'importanza di una riflessione a 360 gradi sulle cause profonde del fenomeno. "Ci stiamo impegnando a ridare dignità e speranza a molte donne, ma è cruciale indirizzare le nostre risorse verso le cause fondamentali della violenza di genere" ha dichiarato Venturini.

In trent'anni di attività, il Centro antiviolenza di Venezia si è distinto per essere il primo centro pubblico in Italia che si dedica al supporto delle vittime di violenza domestica, mettendo in luce l'importanza di una collaborazione intersettoriale. "L'unione delle forze è essenziale per arginare un fenomeno tanto dilagante" ha osservato la presidente Damiano, sottolineando come la prevenzione passi anche attraverso un patto formativo nelle scuole e nelle famiglie.

È imperativo, ora più che mai, che la società tutta si muova in direzione di un cambiamento culturale profondo, attuando azioni concrete per estirpare la violenza di genere dalla sua radice. A tal fine, come sottolineato dal Direttore dei Servizi Socio-Sanitari dell'Ulss 3 Massimo Zuin, è essenziale una sinergia capillare tra le istituzioni, per rendere il sistema di prevenzione e contrasto sempre più efficace: "Credo che l'obbiettivo principale sia creare una rete che coinvolga sanità, comuni, forze dell'ordine e professionisti nella lotta contro la violenza di genere. L'azienda sanitaria ha promosso un ampio sistema territoriale, sottoscritto da oltre 130 soggetti: un segnale forte che dimostra come le istituzioni possano unirsi e cooperare sempre di più e sempre meglio."

Tra gli altri interventi di rilievo, la dott.ssa Ghezzo dell’UOCC SERD ULSS 3 ha richiamato l'attenzione sul drammatico legame tra le dipendenze e gli abusi subiti dalle donne. "Chi fa uso di sostanze può essere sia l’aggressore sia la vittima, che a sua volta può sviluppare una dipendenza per far fronte all’aggressione. Tra le donne con questa diagnosi, dal 70 all’80% dichiara di aver subito violenza: una percentuale drammaticamente elevata".

Ma la dipendenza porta con sé un ulteriore fardello: lo stigma. "Le donne che abusano di sostanze sono portate a provare vergogna e a credere, erroneamente, di meritare la violenza subita". A ciò si aggiunge la discriminazione sociale, che spesso le colpevolizza con la convinzione che "se la siano cercata". Un pregiudizio pericoloso, che crea ulteriori ostacoli nel richiedere supporto, rendendo ancora più tortuoso il percorso di guarigione. Di qui l'importanza di una sensibilizzazione sulla violenza di genere con un'attenzione particolare alle fasce più vulnerabili, che spesso si trovano in situazioni che aumentano drammaticamente il rischio di abuso. 

Giulia Turato 

 

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