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08.04.2025 - 11:34
Il prof. avv. Massimo Zappalà, docente di Diritto delle crisi di impresa all'Università di Padova, si è recentemente espresso ai microfoni di Radio Veneto 24 in merito all'imminente incontro formativo organizzato dall'Ordine dei Commercialisti del Triveneto, che si terrà venerdì 11 aprile a Quinto di Treviso. Il tema dell'incontro, "Crisi di impresa, adeguati assetti, sostenibilità e profili operativi", affronterà l'importanza di strutture aziendali adeguate per prevenire e gestire la crisi d'impresa.
Parliamo della crisi d'impresa. Questo incontro formativo quali linee guida di lavoro vuole affrontare e soprattutto in che modo vuole formare gli addetti ai lavori a proposito di questo genere di situazioni?"
“Quando abbiamo pensato a questo evento formativo, ci siamo concentrati in particolare sull'adeguatezza degli assetti organizzativi, amministrativi e contabili. Ci siamo resi conto, all'interno del Comitato scientifico, quanto sia chiave il ruolo degli assetti per tentare di trasmettere, attraverso i professionisti operanti sul campo agli imprenditori – come beneficiari ultimi evidentemente di questo messaggio – quanto sia importante una continuità nella programmazione e un'attenzione al monitoraggio della propria attività di impresa".
Quali sono i riferimenti normativi che regolano questa tematica?
“Il riferimento è evidentemente a quelle modifiche operate con il decreto legislativo n. 14 del 2019, che ha introdotto il codice della crisi, dove è stato emendato anche l'articolo 2086, comma 2, che è un po' l'articolo dedicato all'adeguatezza degli assetti organizzativi, amministrativi e contabili. Ormai possiamo dire che è dotato di crismi di doverosità e che sicuramente influisce nella dimensione gestionale tipica dell’imprenditore. Ma secondo noi è addirittura in grado di diventare qualcosa in più, qualcosa che tocca al vero essere la natura propria dell’attività economica organizzata.”
Cosa implica concretamente l'adozione di questi assetti da parte degli imprenditori?
“Si tratta per un imprenditore che operi in forma societaria o collettiva, di predisporre e mantenere un'adeguata struttura organizzativa e contabile in grado di rilevare e rappresentare i fatti di gestione, fornire quei dati che sono occorrenti a formulare attendibili previsioni sul futuro andamento della gestione, a rilevare tutti quei fattori di rischio che possono compromettere la continuità aziendale”.
E qual è l’effetto di queste misure?
“Quello che noi vogliamo trasmettere è l'esigenza di tutelare tutto il sistema in un'epoca altamente interconnessa, in cui c'è grande interconnessione tra i fenomeni economici, addirittura su scala mondiale, in grado di produrre degli effetti a catena molto, molto rapidi. Si dice sempre che l'insolvenza è un virus contagioso, per cui avere esattamente il timone in mano della propria impresa, con un adeguato processo di monitoraggio di tutte le attività da programmare, è fondamentale.”
Quindi la crisi d'impresa non riguarda solo l'imprenditore?
“Esattamente. Si tratta di fare un salto logico per l'attività di impresa che non deve concentrarsi solamente sugli interessi propri e di quegli stakeholder classicamente intesi – pensi ai creditori o, prima ancora, ai soci – ma anche a quelli del mercato. Perché, su questo, proprio sul mercato, si abbattono in realtà su plurimi livelli anche sociali, gli effetti di quello che una volta era il fallimento imprenditoriale.”
Come possiamo interpretare questa transizione che il legislatore sta cercando di favorire?
“Bisogna accogliere quella transizione che il nostro legislatore vuole verso un’impresa che sì, deve essere governata dalla sua fisiologica, naturale spinta opportunistica. Qui non voglio scomodare le citazioni di nessuno, ma deve essere concepita dal nostro imprenditore moderno come una cellula, una cellula di un sistema altamente interconnesso, nel quale l’imprenditore, ottemperando appunto le prescrizioni sugli adeguati assetti di cui le accennavo, adempie una funzione che è anche di interesse sociale. Questo è il nostro punto di vista e questa crediamo sia anche una lettura più che mai adeguata ai tempi difficili, ma che richiedono determinati strumenti per affrontare situazioni sempre più contingenti, stante la congiuntura difficile soprattutto di questi ultimi quindici vent’anni”.
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