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Dolo, quattro zampe in corsia: i cani terapeutici entrano in Neuropsichiatria infantile

La pet therapy approda in un reparto ad alta complessità

Dolo, quattro zampe in corsia: i cani terapeutici entrano in Neuropsichiatria infantile

Foto di repertorio

In corsia arrivano Maciste, Mirtilla, Chanel, Calipso, Titù ed Elsa. Non sono medici né infermieri, ma sei cani speciali che da qualche settimana fanno parte del percorso terapeutico dei giovani pazienti della Neuropsichiatria infantile dell’Ospedale di Dolo, nella Riviera del Brenta.

È una prima assoluta per l’Ulss 3 Serenissima: la pet therapy debutta all’interno di un reparto a elevata complessità, dove si affrontano fragilità psichiche e comportamentali di adolescenti. Una sfida delicata e al tempo stesso innovativa, accolta con entusiasmo da operatori sanitari e ragazzi.

Un'ora a settimana di contatto autentico

Ogni settimana, a turno, i sei amici a quattro zampe raggiungono la stanza tv del reparto, trasformata in uno spazio di incontro e interazione. Accompagnati dai coadiutori dell’associazione “Cani per caso”, gli animali si immergono in attività guidate e ricreative, coinvolgendo i ragazzi in giochi, momenti di cura e scambio emotivo.

“Spazzolarli, dar loro da mangiare o semplicemente guardarli negli occhi diventa un esercizio di empatia, responsabilità e presenza”, raccontano gli operatori. La comunicazione non verbale, il rispetto dei tempi dell’altro, la narrazione di sé: tutto avviene in modo spontaneo, attraverso un linguaggio silenzioso ma potentissimo.

I benefici: meno ansia, più fiducia

Secondo la dottoressa Ambra Cappellari, direttrice del reparto, l’impatto è già evidente: “La presenza degli animali stimola la partecipazione dei pazienti, riduce l’ansia e migliora l’umore. Ma non solo: rafforza l’autostima, promuove la cura di sé e dell’altro, potenzia le abilità relazionali e comunicative”.

Gli effetti positivi si estendono anche al personale sanitario, che vive queste sessioni come momenti di sollievo e condivisione, in un contesto dove la pressione emotiva è spesso altissima.

L’animale come ponte

“La scienza – aggiunge Cappellari – lo conferma: l’animale è un potente facilitatore di relazione, soprattutto in ambienti terapeutici. E quando la parola manca, è spesso una carezza o uno sguardo a riaprire il dialogo”.

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