Cerca

Test Miles 33

Scopri tutti gli eventi

EVENTI

Inverno demografico

I Padovani non fanno più figli: l'allarmante studio di Ascom Padova

Nel padovano è in corso una vera e propria crisi demografica. 10mila minori in meno in 5 anni

immagine di repertorio

immagine di repertorio

Una vera e propria “glaciazione demografica”, come l’ha definita la rettrice dell’Università di Padova Daniela Mapelli, quella che sta investendo la provincia padovana. Un termine forte, usato nei giorni scorsi durante “Padova tutti convocati”, l’annuale incontro sullo stato delle infrastrutture del territorio, per dare un nome a un fenomeno che sta superando i confini dell’allarme: la costante e inesorabile diminuzione dei minori.

Secondo un’elaborazione di Openpolis - Con i Bambini su dati Istat, tra il 2019 e il 2024 la popolazione tra 0 e 17 anni è diminuita nel 98% dei comuni italiani. Padova non fa eccezione: il capoluogo registra un -7,12%, con il numero di minori sceso da 29.981 a 27.846. In tutta la provincia si contano oltre 10mila ragazzi in meno.

Ma il dato forse più sconcertante è che solo sette comuni padovani riescono a segnare un incremento, seppur minimo, della popolazione minorile: si tratta di Albignasego (+2,43%), Masi (+4,63%), Baone (+2,76%), Lozzo Atestino (+1,46%), Vo’ (+1,08%), Legnaro (+0,88%) e Sant’Urbano (+0,79%). Due comuni, Battaglia Terme e Piacenza d’Adige, mantengono gli stessi numeri del 2019. Per il resto, la tendenza è tutta in discesa.

“È difficile individuare un trend chiaro – commenta Patrizio Bertin, presidente di Ascom Confcommercio Padova – ma una cosa è certa: meno giovani significa anche meno futuro per le imprese, che già oggi faticano a trovare personale qualificato. Il calo delle nascite si riflette su tutto: dalle scuole sempre più vuote alle difficoltà per le aziende del territorio”.

Un fenomeno che non risparmia nessuna zona della provincia. I comuni della cintura urbana, che dovrebbero beneficiare dell’esodo delle giovani famiglie dalla città, mostrano anch’essi cali significativi: Limena -5,54%, Vigodarzere -9,81%, Cadoneghe -7,79%, Vigonza -5,51%, Noventa Padovana -10,58%, Saonara -10,23%, Ponte San Nicolò -15,06%, Selvazzano -9,75%, Rubano -1,10%.

Nemmeno le aree termali e collinari si salvano: Montegrotto Terme segna un -7,59%, Galzignano -9,91%, mentre nella zona dei Colli solo tre comuni – Baone, Lozzo Atestino e Vo’ – crescono, a fronte però di pesanti cali in altri come Cinto Euganeo (-17,63%) e Cervarese Santa Croce (-19,16%).

Le ex capitali mandamentali seguono lo stesso copione: Este -10,57%, Monselice -9,13%, Conselve -8,45%, Cittadella -6,78%, Camposampiero -8,35%. Una lieve eccezione è rappresentata da Montagnana, che limita la perdita all’1,46%.

Emblematici anche i dati della Bassa padovana: se Masi registra un sorprendente +4,63%, a Barbona si tocca il record negativo con un -33,33%, effetto anche di una popolazione molto ridotta (658 abitanti e 52 minori nel 2024).

Nell’Alta padovana non va molto meglio: San Pietro in Gu perde quasi un quarto dei suoi giovani (-23,98%), mentre San Giorgio in Bosco e Gazzo si mantengono quasi stabili.

"Al recente Forum di Confcommercio a Roma – conclude Bertin – si è parlato della necessità di rafforzare la domanda interna, che però ha bisogno di fiducia. Ma come possono avere fiducia le giovani coppie, quando dal 2019 a oggi l’elettricità è aumentata del 53,5% e il gas dell’88,2%? Anche con occupazione e redditi in crescita, le ombre sul futuro restano pesanti, in particolare su scala internazionale".

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edizione