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21.04.2025 - 14:00
Foto della visita alla cava
Un secco “no” arriva dal Comune di Schio all’ampliamento della cava di calcare “Pianezze” (ex cava Ruaro), situata tra Ca’ Trenta e Monte di Magrè. La Giunta comunale ha infatti espresso all’unanimità parere contrario alla proposta avanzata dalla ditta Trentin Ghiaia S.r.l. a fine 2024, che prevede l’estensione dell’area estrattiva dagli attuali 10.000 a 26.000 metri quadrati.
La decisione dell’Amministrazione si fonda su una serie di rilievi tecnici e ambientali, trasmessi nei giorni scorsi alla Regione Veneto, ente competente per la procedura di autorizzazione unica. Le criticità sollevate riguardano in particolare l’impatto sulla viabilità, la gestione delle acque meteoriche e, soprattutto, l’inquinamento acustico.
Proprio il rumore rappresenta uno dei punti più delicati del dossier. Già nel 2023, le attività della cava avevano generato disagi e proteste da parte dei residenti, con segnalazioni confermate da sopralluoghi della Polizia Locale. Il nuovo progetto prevede l’impiego di cariche esplosive (“volate”) che, secondo la stessa Valutazione di Impatto Acustico allegata dalla ditta, produrrebbero livelli sonori superiori ai limiti di legge in diversi punti sensibili dell’area.
La richiesta di deroga ai limiti acustici, giustificata dalla ditta con il carattere “temporaneo” delle attività, non ha convinto l’Amministrazione comunale. «Non si può definire temporanea un’attività che durerà anni e che comporterà carichi ambientali permanenti», ha dichiarato l’assessore alle Politiche Ambientali, Alessandro Maculan. «La nostra è una posizione consapevole, frutto di mesi di approfondimenti tecnici, e coerente con una visione di sviluppo sostenibile del territorio.»
La zona interessata dal progetto è infatti caratterizzata da una forte vocazione rurale e naturalistica, oltre a presentare già fragilità idrogeologiche note. A queste preoccupazioni si somma l’opposizione dei cittadini: durante un incontro pubblico promosso dalla ditta al Faber Box, lo scorso dicembre, numerosi residenti avevano espresso dubbi e timori, dando poi vita a un comitato spontaneo per la difesa del territorio.
Ora la parola passa alla Regione Veneto, che sarà chiamata a pronunciarsi in via definitiva sul progetto.
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