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Crisi della manodopera

Il Veneto supera la Lombardia per fabbisogno di lavoratori immigrati

Boom di richieste nei settori delle costruzioni e dei servizi: nel 2024 previste oltre 108mila assunzioni di stranieri

Roberto Boschetto, presidente di Confartigianato Imprese Veneto

Roberto Boschetto, presidente di Confartigianato Imprese Veneto

Il Veneto si conferma una delle regioni italiane con la più alta incidenza di lavoratori stranieri previsti in ingresso nel 2024, tanto da superare la Lombardia in termini di fabbisogno in rapporto alla popolazione. Secondo i dati di Confartigianato elaborati da fonti del Sistema Excelsior, quest’anno nella regione sono previste 108.580 assunzioni di lavoratori immigrati, pari al 21,6% del totale, mentre nel 2023 erano state 113.500. In termini assoluti, la Lombardia resta in testa con 233.190 ingressi, ma è il Veneto a primeggiare considerando la proporzione rispetto agli abitanti.

Il comparto dell’artigianato gioca un ruolo chiave: le imprese venete prevedono 10.070 ingressi di personale immigrato, pari al 18,8% delle nuove assunzioni nel settore, un dato superiore alla media nazionale e secondo solo alla Lombardia, che ne prevede 16.270. Tuttavia, considerando il peso dell'artigianato sul totale delle imprese e rapportando i dati alla popolazione, il Veneto supera la Lombardia.

A trainare la domanda sono principalmente i settori delle costruzioni, seguiti dai servizi non legati al commercio, alloggio e ristorazione, dal manifatturiero esteso (inclusi settori estrattivi e utility pubbliche) e infine dal turismo.

Lo sguardo si allarga poi al quinquennio 2024-2028. Applicando i trend attuali alle previsioni, l’artigianato veneto potrebbe richiedere circa 66.000 lavoratori immigrati, pari al 10,8% del fabbisogno complessivo nazionale stimato in 607.400 nuovi ingressi nella sola economia privata non agricola. I settori artigiani dove la domanda di manodopera straniera sarà più rilevante sono: moda, legno-arredo, costruzioni e infrastrutture, agroalimentare.

Per Roberto Boschetto, presidente di Confartigianato Imprese Veneto, la questione va ben oltre la semplice sostituzione della forza lavoro uscente:

“L’artigianato ha bisogno di manodopera straniera formata, stabile e valorizzata. Non si tratta solo di colmare i vuoti, ma di accompagnare una nuova fase di sviluppo”, afferma.

Boschetto sottolinea inoltre come i dati non riflettano appieno il fabbisogno nei servizi alla persona, un ambito in forte crescita nel territorio.

“Serve una politica del lavoro che non sia fatta solo di numeri e quote – prosegue – ma che sappia leggere i bisogni reali delle imprese. Bisogna investire in formazione professionalizzante e percorsi di integrazione qualificata. Solo così la forza lavoro immigrata potrà diventare una leva di crescita, non un semplice tappabuchi”.

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