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L'intervista

Gianluca Bergamasco “La mia evoluzione personale va di pari passo alla mia crescita musicale” 

Il pianista di Chioggia racconta i sogni e le sfide di un giovane talento emergente

Gianluca Bergamasco “La mia evoluzione personale va di pari passo alla mia crescita musicale” 

Una storia che inizia con una piccola tastiera giocattolo e culmina in un mondo fatto di concerti, concorsi e premi prestigiosi. Classe 2001, Gianluca Bergamasco è un giovane e talentuoso pianista di Sottomarina, determinato a perseguire fino in fondo il suo sogno più grande: diventare concertista.

Gianluca, quando ha scoperto la passione per la musica?

“A sette anni i miei genitori acquistarono una piccola pianola...era solo un gioco, ma già all’epoca ci passavo intere giornate. E così due anni dopo iniziai a prendere le prime lezioni private in una scuola di musica a Sottomarina. Alle medie scelsi l’indirizzo musicale e contemporaneamente frequentavo il Conservatorio di Adria con il mio insegnante Giorgio Farina, che mi ha accompagnato in tutto il mio percorso. Nel 2023 ho conseguito il diploma di maturità al liceo musicale".

Nello stesso anno si è laureato al triennio accademico con il massimo dei voti, lode e menzione d’onore. Dei risultati sorprendenti...quanto lavoro c’è dietro?

“Anni e anni di sacrifici e tantissime ore passate sullo strumento. Non posso negare che sia stato un percorso arduo, soprattutto durante il liceo. Rispetto a un tempo, adesso ho maggiore libertà di dedicarmi allo studio del pianoforte, che affronto con grande motivazione anche in vista dei numerosi concerti e concorsi che mi attendono. Con gli anni è aumentata, ahimè, anche l’ansia da prestazione: rispetto all’ingenuità di quando ero bambino, sto maturando la consapevolezza di cosa significhi davvero la professione del concertista. Come dico spesso, noi interpreti siamo gente di spettacolo: il riscontro del pubblico conta moltissimo, siamo quasi al loro servizio. Ma devo ammettere che negli ultimi tempi la tensione da palcoscenico si è affievolita, soprattutto dopo aver affrontato concerti e concorsi importanti".

Immagino che anche la vittoria al premio Venezia nel 2024 sia stata determinante.

“Assolutamente. Ho sognato per tanti anni di partecipare a quel concorso e mi è capitato di seguire diverse edizioni prima di prendervi parte. È davvero impegnativo, con quattro prove eliminatorie ed è aperto solamente ai neodiplomati. È un concorso che si fa una volta sola, quindi ho cercato di gestire al meglio l’ansia e la paura, godendomi il più possibile l’esperienza. Ricordo soprattutto la prova finale: dovevo suonare per mezz’ora, ma il tempo è letteralmente volato...poi quando i giudici mi hanno comunicato la vittoria, sono scoppiato a piangere. È stata un’emozione fortissima, un sogno che diventava realtà!"

Quest’anno era anche tra i cinque finalisti per il Clodiense 2025.

“Sì, lo considero un importante riconoscimento da parte della città in cui sono nato e cresciuto. Recentemente mi sono esibito come solista a Chioggia nello stesso auditorium in cui suonavo da piccolino. È stato un bellissimo tuffo nel passato!"

Riuscirebbe a immaginare una vita senza il suo strumento?

“Impossibile, è una parte di me troppo importante. Per quanto mi riguarda, ma credo sia un elemento presente in ogni musicista, la mia evoluzione personale va di pari passo alla mia crescita musicale: sono due binari tra loro complementari e che si rispecchiano l’uno nell’altro. Nello studio quotidiano, noi interpreti siamo sempre proiettati verso una crescita, che ci sforziamo di raggiungere con impegno e dedizione. E in questo nostro continuo tendere al meglio, maturiamo anche come persone".

Giulia Turato 

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