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Sicurezza sul lavoro
24.04.2025 - 16:00
Massimiliano Paglini, segretario della Cisl Veneto
La sicurezza sul lavoro resta un’emergenza nel Veneto. Nei primi due mesi dell’anno si contano già 15 decessi per infortuni, mentre le denunce totali di infortunio ammontano a 10.793. I dati, elaborati dalla Fondazione Corazzin per la Cisl regionale, tracciano un quadro preoccupante in vista della Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro, in programma il 28 aprile.
“Seppure limitati al primo bimestre, i numeri confermano un andamento critico che non accenna a cambiare da oltre un decennio”, dichiara Massimiliano Paglini, segretario della Cisl Veneto. “Siamo lontani da un’inversione di rotta: il calo degli infortuni è lento, poco marcato e certamente non strutturale. È necessario un impegno collettivo per cambiare rotta”.
Nel 2024, il totale degli infortuni denunciati in Veneto ha toccato quota 70.186, in lieve aumento (+1,3%) rispetto al 2023. Un incremento parzialmente legato all’estensione della copertura Inail agli studenti. Di questi, 58.718 sono avvenuti sul luogo di lavoro e 11.468 in itinere. Le morti sul lavoro registrate finora sono 79, in calo del 21,8% rispetto all’anno precedente, ma il dato resta alto: la media degli ultimi dieci anni supera le 100 vittime annue.
Verona guida la triste classifica con 22 decessi, seguita da Venezia e Padova con 16. Le fasce d’età più colpite dagli incidenti mortali sono quelle tra i 55 e i 64 anni (30% dei casi) e tra i 45 e i 54 anni (23%). Gli uomini rappresentano il 90% delle vittime e il 67% degli infortuni totali, dati che riflettono la loro prevalenza nei settori produttivi più esposti.
Sul fronte delle menomazioni gravi, nel 2023 si sono registrati 155 casi con danni biologici permanenti superiori al 26%. In crescita anche le denunce di malattia professionale, con un +18,9% nel 2024 (5.510 casi), segno – secondo la Cisl – di una maggiore consapevolezza dei lavoratori sui propri diritti.
Il sindacato accoglie con favore l’introduzione nel bollettino mensile della Regione dei dati relativi agli infortuni gravi, e sottolinea la necessità di potenziare la prevenzione. Cruciali, secondo Paglini, sono “il contrasto alla precarietà e al lavoro nero, la formazione obbligatoria anche per i datori di lavoro e un controllo costante e capillare”.
La Cisl chiede inoltre di ampliare l’obbligo della “patente a crediti” per le aziende e di considerare i rischi emergenti legati a nuove tecnologie e cambiamenti climatici. “Stress lavoro-correlato, esposizione ai campi elettromagnetici o ai raggi solari sono fattori da non sottovalutare”, avverte Paglini.
Un altro fronte caldo riguarda le aggressioni ai danni di lavoratori in settori a rischio come sanità, trasporti pubblici e polizia penitenziaria: in Veneto nel solo 2024 si contano quasi 2.600 segnalazioni. Per il futuro, la Cisl guarda anche all’intelligenza artificiale come strumento di prevenzione e monitoraggio dei rischi, ma ribadisce: “Nessuna tecnologia potrà sostituire il valore della formazione, della vigilanza e dell’impegno condiviso per garantire sicurezza e dignità a ogni lavoratore”.
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