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Lavoro
28.04.2025 - 09:19
Foto di repertorio
Il Veneto continua a fare affidamento in misura crescente sulla presenza dei lavoratori stranieri, che rappresentano ormai una colonna portante dell’economia regionale. In un contesto segnato da invecchiamento demografico e calo delle nascite, gli immigrati ricoprono ruoli chiave nei settori dove la forza lavoro locale scarseggia: agricoltura, edilizia, artigianato. Ma accanto al loro contributo prezioso, si registra ancora una realtà fatta di sfruttamento e gravi violazioni dei diritti.
L’opera simbolo “Il Quarto Stato” di Giuseppe Pellizza da Volpedo – con la sua marcia silenziosa di lavoratori uniti nella rivendicazione della dignità – torna a essere attuale. Racconta oggi la storia di migliaia di uomini e donne immigrati che, con resilienza e fatica, mantengono viva l’economia di una regione in trasformazione.
Una presenza fondamentale per il futuro del lavoro
Nel solo Polesine, gli stranieri costituiscono circa l’8,7% della popolazione. Molti sono imprenditori e contribuenti attivi, che versano ogni anno milioni di euro al fisco. Secondo le stime regionali, entro il 2028 oltre il 21% delle nuove assunzioni sarà coperto da manodopera straniera.
L’agricoltura è uno dei comparti più dipendenti da questo tipo di manodopera: oggi oltre 40.000 lavoratori stagionali sono stranieri, il 65% da Paesi non europei. Lo stesso vale per l’edilizia, che prevede un fabbisogno di 10-12.000 nuovi addetti all’anno nel Nord Est, fino a un totale di 45.000 figure nei prossimi cinque anni.
Sfruttamento, caporalato e lotta per i diritti
Tuttavia, dietro questi numeri si nasconde spesso una realtà drammatica. Episodi di caporalato, sfruttamento intensivo e false assunzioni sono stati smascherati in diverse province venete. Alcuni lavoratori, soprattutto nei campi, hanno denunciato turni massacranti, zero retribuzioni e condizioni abitative inaccettabili.
A fronte di questi abusi, sindacati e magistratura hanno acceso i riflettori su una rete di illegalità che danneggia tanto le persone quanto l’economia sana. In risposta, sono nate diverse iniziative volte a promuovere l’integrazione e la regolarizzazione.
Le iniziative per un’integrazione vera
Un protocollo tra Confindustria Veneto e la Prefettura di Venezia punta a favorire percorsi formativi e di apprendimento della lingua italiana. Allo stesso tempo, Confartigianato Veneto sostiene la necessità di attivare programmi di formazione anche nei Paesi d’origine, per agevolare un inserimento più rapido e mirato nei comparti che soffrono la carenza di personale.
Il Veneto, insomma, si trova davanti a una sfida cruciale: riconoscere a pieno titolo il ruolo degli immigrati nel tessuto produttivo, garantendo condizioni dignitose di lavoro e percorsi concreti di inclusione sociale. Perché dietro l’economia che funziona, c’è spesso il lavoro silenzioso e invisibile di chi è venuto da lontano.
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