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Sanità
01.05.2025 - 08:00
Foto di repertorio
La leucemia linfatica cronica, sebbene considerata una forma rara di tumore, è il tipo più comune di leucemia nelle popolazioni occidentali. Circa un terzo dei pazienti colpiti ha più di 80 anni. La gestione terapeutica di questa fascia di pazienti, spesso esclusa dalle ricerche cliniche per via della loro fragilità, rappresenta una sfida per i medici. Tuttavia, un nuovo studio condotto dall'Università di Padova ha aperto nuove prospettive per il trattamento degli anziani con questa malattia.
Il team di ricerca, coordinato dal dottor Andrea Visentin del Dipartimento di Medicina, ha analizzato i dati di oltre 120 pazienti provenienti da 23 centri italiani. Lo studio, dal titolo "Venetoclax based regimens in octogenarian CLL patients: efficacy, safety and comparison to BTKi in a multicenter cohort", è stato pubblicato sulla rivista scientifica internazionale "Blood".
Il farmaco venetoclax, somministrato in compresse, agisce sul BCL2, una proteina alterata nella leucemia linfatica cronica. Colpendo questa proteina, il farmaco induce la morte delle cellule tumorali. Lo studio sottolinea come questo approccio terapeutico sia stato personalizzato per adattarsi meglio alle esigenze dei pazienti più fragili. La riduzione del dosaggio o l’adattamento graduale del trattamento hanno permesso di limitare gli effetti collaterali, pur mantenendo un’efficacia terapeutica ottimale.
Oltre ai risultati scientifici, lo studio ha un forte valore sociale, grazie al sostegno dell’associazione di volontariato "Ricerca per Credere nella vita" (RCV), fondata da Franca Boschello, una paziente che ha sostenuto la ricerca per oltre 20 anni.
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