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Cronaca
29.04.2025 - 10:42
Foto di repertorio
Si apre un nuovo capitolo giudiziario nella complessa vicenda del fallimento di Veneto Banca. Il 16 giugno dieci ex esponenti di vertice dell’istituto di credito oggi defunto compariranno davanti al giudice per l’udienza preliminare. Al centro dell’indagine, un presunto dissesto da 320 milioni di euro che secondo la Procura di Treviso sarebbe il risultato di una bancarotta fraudolenta per distrazione e dissipazione.
Tra gli imputati spiccano nomi noti come Vincenzo Consoli, ex amministratore delegato e direttore generale, e Flavio Trinca, già presidente del cda. Con loro anche Mosè Faggiani, Francesco Favotto, Romeo Feltrin, Daniele Scavaortz, l’avvocato Pierluigi Ronzani, Michele Stiz, Mauro Angeli e Attilio Carlesso. Per altri due indagati, Michele Barbisan e Roberto Mascalchin, è stato disposto il proscioglimento per mancanza di elementi a sostegno dell’accusa.
Le indagini, condotte dai pm Massimo De Bortoli e Gabriella Cama, si sono sviluppate attorno a trenta posizioni di credito concesse tra il 2006 e il 2015, che avrebbero contribuito in maniera significativa al collasso dell’ex popolare di Montebelluna. Prestiti milionari sarebbero stati elargiti a società inaffidabili o già in crisi, spesso con garanzie inesistenti o sopravvalutate, senza un’adeguata verifica della loro solvibilità.
Un capitolo a parte riguarda una parcella di 3,6 milioni di euro che sarebbe stata pagata proprio a Vincenzo Consoli nel 2013, in un momento in cui il dissesto della banca era ormai evidente, anche alla luce delle ispezioni condotte da Banca d’Italia. Questo pagamento ha portato a un’ulteriore accusa di distrazione aggravata, contestata a Consoli e Trinca.
Il processo rischia di concludersi con condanne fino a quindici anni di reclusione per bancarotta fraudolenta, ma alcuni degli imputati potrebbero scegliere riti alternativi, nel tentativo di ottenere pene ridotte.
Intanto, mercoledì 30 aprile la Corte di Cassazione si pronuncerà sul secondo filone del procedimento giudiziario, quello relativo all’ostacolo alla vigilanza, che vede ancora una volta Vincenzo Consoli sotto accusa. Dopo due condanne nei gradi precedenti, sarà la Suprema Corte a decidere se confermare definitivamente la sua responsabilità.
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