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Mercato del lavoro

Cresce l'occupazione part time in Veneto, soprattutto tra le donne

Il 35% delle lavoratrici è assunto con questa formula più per necessità che scelta personale

Immagine di repertorio

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Il lavoro part-time in Veneto si conferma una realtà consolidata, soprattutto nei settori del terziario e tra i contratti a breve durata. Secondo i dati diffusi da Veneto Lavoro, nel 2024 sono stati circa 415 mila i lavoratori occupati con contratti a tempo parziale, pari al 18,6% del totale degli occupati. Di questi, la stragrande maggioranza – 340 mila – sono donne, mentre solo 76 mila sono uomini.

Il divario di genere è significativo: solo il 6% degli uomini lavora part-time, contro il 35% delle donne. Una tendenza che, sebbene in crescita anche per la componente maschile, continua a rappresentare una dinamica fortemente influenzata da fattori culturali, economici e sociali.

L’incidenza complessiva del part-time, comunque, si mantiene in linea con la media europea, attestata attorno al 19%, variabile da Paese a Paese in base a legislazioni, composizione settoriale e politiche di welfare.

Nel 2024 sono state registrate circa 288 mila assunzioni part-time in Veneto – il 33% del totale – con una leggera crescita rispetto al 2023 (+2%), trainata in particolare dagli uomini. Il fenomeno è strettamente collegato alla terziarizzazione dell’economia: turismo, commercio al dettaglio, servizi alla persona e pulizie sono i comparti dove il lavoro a tempo parziale è più presente. Meno frequente invece nei settori agricolo e industriale, salvo alcune eccezioni nel made in Italy e nella logistica.

Il part-time, inoltre, si accompagna spesso a rapporti di lavoro temporanei e di breve durata, che raramente si trasformano in impieghi a tempo pieno. Tali contratti sono più comuni tra le donne e, nella maggior parte dei casi, si concludono entro l’anno.

Resta però un dato preoccupante: il part-time non è sempre una scelta. A livello nazionale, nel 2023, il 54% dei lavoratori a orario ridotto ha accettato questo tipo di impiego in modo involontario. In Veneto la quota è in calo, ma resta comunque significativa, sebbene scesa sotto il 50% nell’ultimo decennio.

Una realtà che evidenzia, ancora una volta, la necessità di politiche attive per garantire maggiore stabilità lavorativa e una reale libertà di scelta, soprattutto per le donne che si trovano spesso a conciliare lavoro e vita privata in un equilibrio ancora troppo fragile.

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