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Il Conclave

Vigilia del Conclave, Pietro Parolin è ancora tra i favoriti

Il Segretario di Stato vaticano, noto per la sua diplomazia discreta, potrebbe essere il nuovo Papa

Il Nord Est nel cuore del Conclave: i cardinali veneti tra i protagonisti dell’elezione del nuovo Papa

Cardinale Parolin

Il cardinale Pietro Parolin è tra i papabili più discussi in vista del conclave che si apre domani, 7 maggio 2025. Segretario di Stato del Vaticano, Parolin assume un ruolo fondamentale in queste elezioni, che lo vedono non solo come uno dei principali candidati, ma anche come colui che presiederà l’assemblea elettiva. Sebbene la tradizione voglia che a presiedere il conclave siano il Decano o il Sottodecano del Collegio Cardinalizio, la loro età oltre gli 80 anni li esclude dal voto, lasciando a Parolin il compito di gestire l’elezione del nuovo pontefice.

Parolin, 70 anni, è noto per la sua riservatezza e per un approccio diplomatico che lo ha reso una figura chiave per la Curia Romana. Nato a Schiavon, in provincia di Vicenza, nel 1955, ha scelto sin da giovane la carriera diplomatica, studiando diritto canonico alla Pontificia Università Gregoriana e entrando nell'Accademia Ecclesiastica, la scuola di diplomazia vaticana. La sua carriera lo ha portato a ricoprire incarichi cruciali, tra cui le nunziature in Nigeria, Messico e Venezuela, dove ha affrontato delicate situazioni politiche, tra cui il regime di Hugo Chávez.

Nel 2013, dopo l'elezione di Papa Francesco, Parolin è stato nominato Segretario di Stato, carica che equivale a quella di un primo ministro per il Vaticano. In questo ruolo, ha giocato un ruolo fondamentale in importanti dossier diplomatici, come il ripristino delle relazioni tra Cuba e Stati Uniti, e la gestione dei complessi rapporti con la Cina. L’accordo con Pechino, purtroppo controverso per le sue implicazioni sulla nomina dei vescovi, ha suscitato critiche da parte di alcuni membri della Chiesa, ma Parolin lo difende come una strategia per mantenere l’unità della Chiesa in Cina.

Il suo stile discreto, ma incisivo, gli ha guadagnato il rispetto di molti, ma anche alcune critiche. È stato descritto dal New York Times come un “italiano imperscrutabile, con una faccia da poker e flemmatico”. Nonostante la sua esperienza, Parolin non ha mai avuto una parrocchia, un aspetto che lo distingue dai suoi colleghi cardinali e che, per alcuni, potrebbe essere un limite in termini di carisma.

Il suo ruolo nel conclave sarà cruciale: come presidente, dovrà porre le domande rituali al futuro papa e gestire le complesse dinamiche dell’elezione. Tuttavia, la sua posizione potrebbe risultare delicata qualora fosse eletto: non solo presiederebbe le votazioni, ma sarebbe anche chiamato a rispondere alle stesse domande che tradizionalmente vengono rivolte al papa eletto.

Parolin non è noto per un impegno teologico di grande rilievo, ma la sua posizione in Curia, unita alla sua prudenza diplomatica, lo rende una figura rassicurante per coloro che considerano necessarie continuità e stabilità, piuttosto che riforme radicali. La sua esperienza internazionale e la vicinanza con Papa Francesco sono fattori che lo pongono come un papabile molto forte.

Tra i temi più delicati della sua carriera c’è la gestione della guerra in Ucraina e il controverso approccio diplomático del Vaticano. Parolin ha anche affrontato la riforma interna della Curia e il caso del cardinale Angelo Becciu, suo ex vice, coinvolto in un’indagine su irregolarità finanziarie.

La sua nomina a Segretario di Stato e il suo percorso nel Vaticano lo rendono una figura di equilibrio in un periodo storico complesso. Nonostante il suo approccio riservato e l’assenza di carisma rispetto a Papa Francesco, Parolin potrebbe essere visto come una figura che rappresenta il futuro della Chiesa in un contesto di sfide globali e politiche interne alla Santa Sede.

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