Scopri tutti gli eventi
Tensioni politiche
06.05.2025 - 16:10
Gli USA potrebbero essere esclusi dalla Biennale di Architettura
A meno di un anno dall’apertura della Biennale d’Arte di Venezia 2026, la partecipazione degli Stati Uniti è tutt’altro che certa. Tra ritardi burocratici, vuoti istituzionali e interferenze politiche legate al ritorno sulla scena dell’ex presidente Donald Trump, l’organizzazione del padiglione americano appare compromessa. Un segnale allarmante non solo per il mondo dell’arte, ma anche per l’immagine internazionale del Paese.
Secondo un’inchiesta pubblicata su Vanity Fair dal giornalista Nate Freeman, le difficoltà logistiche e amministrative che affliggono la macchina organizzativa americana mettono a rischio concreto la partecipazione a uno degli eventi culturali più prestigiosi al mondo. La selezione dell’artista rappresentante e l’allestimento del padiglione richiedono anni di preparazione. Ma a oggi, con il bando ancora bloccato e fondi distribuiti con criteri ideologici, il processo potrebbe già essere “oltre il punto di non ritorno”, come afferma Kathleen Ash-Milby, co-curatrice del padiglione 2024.
Negli ultimi mesi, la Casa Bianca ha imposto una nuova linea culturale che privilegia la “promozione dei valori americani” e le “relazioni pacifiche tra nazioni”, eliminando però ogni riferimento alla diversità, all’equità e all’inclusione. Questo cambio di rotta, voluto da Trump, ha sollevato critiche nel settore artistico, dove si teme un ritorno a una visione unilaterale e politica della cultura.
A complicare il quadro, vi è l’inattività della National Endowment for the Arts, storicamente incaricata della supervisione del padiglione, e la vacanza del ruolo chiave di segretario aggiunto al Bureau of Educational and Cultural Affairs. Intanto, molti Paesi hanno già selezionato artisti e curatori, mentre dagli Stati Uniti non arriva alcuna comunicazione ufficiale.
Il rischio di un’assenza americana alla Biennale non è inedito, ma le ultime rinunce risalgono a contesti bellici o politici estremi, come il boicottaggio durante il fascismo o la cancellazione delle edizioni del 1942 e 1944 per la Seconda guerra mondiale. Oggi, però, l’eventuale forfait avrebbe una valenza diversa: rappresenterebbe il fallimento della diplomazia culturale in un momento in cui l’arte resta uno degli ultimi spazi di dialogo globale.
Anche altri Paesi, come Russia e Israele, hanno rinunciato a partecipare in anni recenti per motivi geopolitici. Ma nel caso degli Stati Uniti, la crisi è tutta interna, segnale di un conflitto aperto sul ruolo dell’arte pubblica e sull’identità culturale nazionale. Mentre il mondo osserva, il futuro del padiglione USA resta sospeso. E con esso, l’immagine di una nazione che rischia di farsi da parte proprio dove dovrebbe mostrarsi più aperta: davanti al mondo.
Edizione
I più letti
GIVE EMOTIONS SRL | C.F. e P.IVA 04385760287 REA PD-385156 | Reg. Tribunale di Padova n. 2516