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09.05.2025 - 09:06
Foto di repertorio
Chi lavora durante la notte potrebbe pagare un prezzo invisibile ma profondo: un invecchiamento precoce dei muscoli. A lanciare l’allarme è un recente studio condotto dal King’s College di Londra, pubblicato sulla rivista scientifica americana PNAS, che dimostra come i turni notturni interferiscano con il naturale processo rigenerativo delle cellule muscolari.
Gli scienziati hanno condotto la ricerca sui pesci zebra, una specie animale molto utilizzata nella ricerca genetica per la sua somiglianza con l’uomo: condivide fino al 70% del patrimonio genetico e, grazie al corpo trasparente, consente l’osservazione diretta dei processi cellulari.
Secondo lo studio, le cellule muscolari seguono un preciso ritmo circadiano, il cosiddetto "orologio biologico", che regola le fasi di riparazione e rigenerazione. Durante la notte, in condizioni normali, queste cellule eliminano le proteine danneggiate accumulate durante l’attività quotidiana, rigenerando i tessuti muscolari. Tuttavia, lavorare in orari notturni altera questo meccanismo, riducendo l’efficienza del processo e accelerando la perdita di massa e forza muscolare, proprio come accade fisiologicamente con l’avanzare dell’età.
Un risultato che aggiunge un nuovo elemento al dibattito sugli effetti a lungo termine del lavoro notturno sulla salute: non solo disturbi del sonno o problemi metabolici, ma anche un precoce declino della struttura muscolare.
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