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Memoria e consapevolezza

Le terze medie di Mel e Lentiai in visita ai luoghi del Vajont

Un’intensa uscita didattica tra Erto, Casso e la diga del Vajont per comprendere una delle più gravi tragedie italiane del Novecento

Gli studenti in visita alla diga

Gli studenti in visita alla diga

Una giornata intensa e carica di emozione quella vissuta oggi dalle classi terze della Scuola Secondaria di Primo Grado di Mel e Lentiai. Nell’ambito dell’ampliamento dell’offerta formativa, l’Istituto Comprensivo ha organizzato un’uscita didattica nei luoghi del disastro del Vajont, dove il 9 ottobre 1963 quasi duemila persone persero la vita a causa di un’enorme frana precipitata dal monte Toc nel bacino artificiale creato dalla diga.

Accompagnati dai loro insegnanti, tra cui il docente di matematica e scienze Giorgio Venuto che aveva già introdotto l’argomento in classe da un punto di vista scientifico e geologico, gli studenti sono partiti di prima mattina per raggiungere il coronamento della diga. Qui hanno potuto osservare direttamente le imponenti pareti del bacino e riflettere sulle responsabilità umane legate a quella tragedia. Le guide hanno accompagnato i ragazzi in un percorso fatto di racconti, testimonianze e dati storici, aiutandoli a comprendere la portata dell’evento e il valore del ricordo.

La visita è poi proseguita nei centri di Erto e Casso, e si è conclusa con una tappa al Cimitero Monumentale di Fortogna, dove riposano molte delle vittime del disastro. Colpiti e partecipi, i ragazzi hanno reagito con rispetto e commozione: “Sono senza parole”, ha sussurrato una studentessa all’uscita dal Centro Visite di Erto, mentre altri commentavano con incredulità la portata della tragedia e la sua evitabilità.

Nonostante le condizioni meteo non favorevoli, la giornata si è rivelata educativa e formativa, suscitando riflessioni profonde sull’equilibrio tra ambiente e intervento umano, sulla sostenibilità e sulla prevenzione. “Non è stata una semplice gita”, hanno sottolineato i docenti, “ma un’occasione per far maturare nei ragazzi una coscienza critica”.

Alle 17.45 circa, il rientro a casa ha chiuso un’esperienza che lascerà il segno nei cuori degli studenti, in linea con le parole della giornalista Tina Merlin, che tanto si batté per denunciare i pericoli della diga: “Oggi tuttavia non si può soltanto piangere, è tempo di imparare qualcosa”.

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