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Disparità nel lavoro
10.05.2025 - 14:51
Foto di repertorio
In Italia esistono ancora due velocità nel mondo del lavoro, e a confermarlo è uno studio dell’Ufficio studi della CGIA di Mestre: i lavoratori del Nord sono attivi in media per 255 giorni l’anno, mentre quelli del Sud si fermano a 228, con un gap di ben 27 giornate lavorative.
Una differenza che, spiega la CGIA, non ha nulla a che fare con la “voglia di lavorare”, ma è invece figlia di due fattori strutturali: da un lato l’economia sommersa, molto più presente nelle regioni meridionali, che sfugge alle statistiche ufficiali; dall’altro, la fragilità del mercato occupazionale del Sud, dove dominano part-time involontari, contratti stagionali e settori con bassa continuità lavorativa come il turismo e l’agricoltura.
Le province più “laboriose” del 2023 sono state Lecco, Biella, Vicenza, Lodi e Padova, tutte con oltre 263 giornate lavorative medie annue. In fondo alla classifica si trovano, invece, Foggia, Trapani, Nuoro e Vibo Valentia, con una media sotto i 215 giorni.
Parallelamente, gli stipendi seguono lo stesso trend: al Nord la retribuzione media giornaliera è stata di 104 euro lordi, contro i 77 euro del Sud, segnando un divario del 35%. In vetta alla classifica retributiva spicca Milano con 34.343 euro annui, seguita da Monza-Brianza, Parma, Modena e Bologna — province ad alta produttività e fortemente industrializzate.
All’estremo opposto, i lavoratori meno retribuiti risiedono a Trapani, Cosenza, Nuoro e soprattutto Vibo Valentia, dove il reddito medio annuo si ferma a 13.388 euro, poco più di un terzo rispetto a Milano.
La media nazionale delle giornate lavorate nel 2023 si è attestata a 246,1, mentre la retribuzione media è stata di 23.662 euro annui.
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