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Crisi economica
18.05.2025 - 05:00
Foto di repertorio
Nonostante gli aumenti reali dei prezzi siano contenuti, gli italiani si sentono molto più poveri. È questo il dato più allarmante che emerge dall’ultima indagine di Confcommercio Veneto: l’inflazione reale è al 2%, ma quella percepita vola fino al 10%, incidendo pesantemente sul comportamento dei consumatori, sempre più prudenti e rinunciatari.
Il calo dei consumi, secondo Confcommercio, è ormai evidente da mesi: a marzo si è registrata una flessione dello 0,5% rispetto a febbraio.
I dati parlano chiaro: il 51% degli italiani evita il ristorante, il 48% sceglie gite brevi al posto delle vacanze, lo stesso 48% opta per abbigliamento economico anziché di qualità, il 22% rinuncia a visite mediche specialistiche e il 18% taglia su cultura e tempo libero.
Nel settore alimentare, pur mantenendo i volumi totali, si riducono gli acquisti di prodotti specifici: pesce (-36%), vino (-34%), birra (-30%), confetture (-29%), succhi (-27%), cioccolato (-26%), carne rossa (-20%) e persino zucchero (-14%).
La ragione principale? La paura del futuro che nasce da un senso di precarietà. Il 61% ritiene che stipendi e pensioni non siano sufficienti a coprire il costo della vita, e il 70% non crede nell’efficacia delle misure governative.
Anche se i dazi commerciali non incidono sempre direttamente, il 60% dei cittadini è convinto che causino un aumento dei prezzi. Il sondaggio commissionato da Il Sole 24 Ore evidenzia che le donne e gli anziani risultano più sensibili ai rincari percepiti: nel settore abbigliamento e calzature, ad esempio, l’inflazione effettiva è dello 0,8%, ma viene percepita al 9,7% (11,3% tra le donne).
Il paradosso più evidente riguarda l’elettronica, dove i prezzi sono calati del 4,7%, ma i consumatori credono siano aumentati del 5,9%. Una distorsione legata, secondo Leopoldo Toffano (Ancra Confcommercio), alla continua uscita di nuovi modelli che confonde i clienti.
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