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13.05.2025 - 13:45
Foto di repertorio
La recente sentenza del TAR Veneto in materia di plateatici nel centro storico di Padova rappresenta un importante punto di svolta nella gestione delle concessioni per l’occupazione del suolo pubblico. Un provvedimento che, secondo l’Associazione Provinciale Pubblici Esercizi (APPE), apre la strada a un rapporto più chiaro e collaborativo tra enti locali, Soprintendenza e attività commerciali.
La decisione chiarisce le competenze tra amministrazioni e tutela dei beni culturali, sottolineando la possibilità di una maggiore autonomia per i Comuni, in assenza di un decreto specifico del Direttore Generale Archeologia e Belle Arti che individui le aree soggette a particolare protezione. Fino ad allora, l’autorizzazione ai plateatici non richiederà più il parere vincolante della Soprintendenza, salvo nei casi che riguardano beni di elevato pregio storico e artistico, come monumenti nazionali, fontane storiche, colonne commemorative, e simili.
«È una decisione che va nella direzione del buon senso – spiega Federica Luni, presidente di APPE –. Permette di superare una rigidità normativa che in passato ha bloccato molte richieste perfettamente compatibili con il contesto urbano».
Negli anni precedenti, infatti, numerosi esercenti si sono trovati in difficoltà a causa di pareri negativi, anche in situazioni dove una mediazione era possibile. Ora, grazie alla sentenza, si apre una fase nuova in cui sarà più semplice conciliare le esigenze delle attività economiche con la tutela architettonica e paesaggistica.
«Non si tratta di un via libera indiscriminato – precisa Luni – ma di una rinnovata possibilità di confronto e progettazione responsabile. Un plateatico ben inserito nel contesto urbano può contribuire alla valorizzazione dello spazio pubblico».
APPE ha annunciato la disponibilità a supportare i propri associati nella ripresentazione delle richieste precedentemente respinte o ridimensionate, sulla base dei criteri oggi più chiari e meno restrittivi.
«È un passo avanti verso una città più vivibile e accogliente – conclude la presidente – in cui le attività economiche non sono in contrasto con il patrimonio, ma possono diventarne parte integrante e qualificante».
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