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Prevenzione, il paradosso padovano: tutti ne parlano, pochi la fanno

Ritardi, timori e fiducia eccessiva nei segnali del corpo tra le cause della disaffezione

Prevenzione, il paradosso padovano: tutti ne parlano, pochi la fanno

Foto di repertorio

La prevenzione? Un valore condiviso, ma poco praticato. A dirlo è l’ultima indagine realizzata da Nomisma in collaborazione con UniSalute, all’interno dell’Osservatorio Sanità. Secondo i dati raccolti, ben il 91% dei padovani considera la prevenzione un pilastro della salute, ma solo il 48% traduce questa consapevolezza in comportamenti concreti, come controlli periodici o esami diagnostici.

Il restante 52% si divide tra chi interviene solo ai primi segnali (21%) e chi aspetta che il problema si manifesti in modo evidente (31%). Un dato, quest’ultimo, che fa riflettere su quanto l’idea di “cura” sia ancora spesso legata all’urgenza, più che alla prevenzione.

Esami saltati e visite rimandate

L’indagine mette nero su bianco una realtà fatta di abitudini poco virtuose: il 15% degli intervistati non effettua esami del sangue da oltre tre anni, mentre il 17% non ha mai svolto un elettrocardiogramma o altri controlli cardiologici. Ancora più allarmante il dato sui controlli dermatologici: il 52% dei padovani non ha mai fatto un check-up dei nei.

Sul fronte della salute femminile, la situazione non migliora. Una donna su cinque non si reca dal ginecologo da almeno tre anni, mentre il 23% non esegue un Pap test da altrettanto tempo. Ancora più alto il dato relativo alle ecografie al seno: il 34% delle donne padovane non si è mai sottoposta a questo esame, raccomandato anche in età giovanile.

Paure, ostacoli e false sicurezze

Alla base della scarsa adesione alla prevenzione ci sono diverse motivazioni. In cima alla lista c’è la convinzione di “stare bene”: il 71% di chi ha saltato i controlli nell’ultimo anno lo ha fatto perché non presentava sintomi. Un atteggiamento rischioso, che confonde l’assenza di segnali con l’assenza di problemi.

Seguono difficoltà più pratiche: tempi d’attesa lunghi (55%) e la paura della diagnosi (27%) sono ostacoli frequenti, che spingono molti a rimandare.

Chi si controlla, come lo fa

Tra coloro che si sottopongono a controlli regolari, le motivazioni principali sono due: i richiami legati all’età o al genere (33%) e la comparsa di sintomi evidenti (32%). Quanto alle modalità di accesso, il 50% si affida al sistema sanitario pubblico, mentre una fetta significativa (44%) preferisce il privato. Di questi, quasi un terzo (29%) lo fa sfruttando convenzioni con il Servizio Sanitario Nazionale.

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