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Progetto F.I.L.O: uno sguardo attento ai giovani per ridisegnare il futuro

In Veneto oltre 47.000 ragazzi non lavorano e non studiano: enti e associazioni in prima linea per contrastare il fenomeno

Progetto F.I.L.O: uno sguardo attento ai giovani per ridisegnare il futuro

Tratteggiarne un profilo unico è praticamente impossibile. Hanno età diverse, vengono da contesti familiari differenti, alcuni sono in fuga da insuccessi scolastici, altri da contesti lavorativi precari e senza futuro. In alcuni casi tendono a isolarsi, in altri hanno una vita sociale attiva, dando l’impressione che vada tutto bene. Ma non è così. Questi ragazzi condividono un disagio esistenziale profondo, che li tiene intrappolati in una situazione stagnante nella quale rischiano di rimanere invischiati per molto tempo. Stiamo parlando dei NEET - acronimo che indica i giovani che non studiano, non lavorano e non sono inseriti in percorsi formativi - e che, secondo le stime, sono circa 47.000 solo in Veneto. Un’etichetta impersonale, dietro alla quale si nascondono storie di ragazzi che chiedono di essere visti, ascoltati e accompagnati a trovare il loro posto nel mondo. Proprio a loro si rivolge il progetto F.I.L.O (Formazione, Inserimento, Lavoro, Opportunità), presentato da Metalogos e finanziato dalla Regione Veneto attraverso il bando "Giovani Energie - Azioni sperimentali per l’attivazione dei giovani nella definizione del proprio percorso formativo e professionale". Attivo nei territori di Asolo, Montebelluna, Valdobbiadene e Castelfranco Veneto, il progetto è realizzato in collaborazione con i partner operativi Una Casa per l’Uomo, Kirikù, L’Incontro e Fondazione Opera Monte Grappa. L’obiettivo? Intercettare i giovani in situazioni di disagio e lontani dai circuiti tradizionali della formazione e del lavoro, aiutandoli a ridisegnare il futuro con strumenti di orientamento, coaching e reinserimento attivo. “Non si tratta di un percorso psicologico,” spiega uno degli operatori del progetto, “ma di un lavoro di ascolto, accompagnamento e valorizzazione. Aiutiamo i giovani ad acquisire maggiore consapevolezza delle proprie risorse e a capire in che modo metterle a frutto in base alle possibilità offerte dal territorio”.

Il percorso comincia con un colloquio iniziale, in cui i ragazzi hanno l’opportunità di raccontarsi e chiarire eventuali dubbi e incertezze. In seguito, sulla base delle esigenze emerse, vengono affidati a un educatore che li affianca in un percorso individuale. Si lavora su aspetti molto pratici come la scrittura di curriculum e lettere di presentazione, ma diventa soprattutto un’occasione preziosa di riflettere sulle proprie aspirazioni e fare un bilancio delle proprie competenze, in linea con quelle ricercate dal mercato del lavoro. Tutto questo è reso possibile da una fitta rete territoriale che coinvolge enti pubblici e privati: servizi sociali, consultori, centri per l’impiego, servizi per l’età evolutiva, psicologi e psicoterapeuti. Questi soggetti diventano segnalanti o collaboratori attivi nella presa in carico dei giovani. “Alcuni ragazzi arrivano direttamente tramite segnalazioni dei servizi sociali, altri compilano un form dopo essere stati informati da enti specialistici – spiega l’operatore. Ma ci sono anche le adesioni spontanee: “Il progetto F.I.L.O punta a intercettare anche i giovani sconosciuti ai servizi specialistici, che vivono in una zona grigia, quasi invisibile. Qui giocano un ruolo chiave i canali informali, che ci aiutano a raggiungere chi è completamente scollegato dal mondo del lavoro e della formazione”. Il progetto non si limita all’orientamento individuale, ma prevede anche attività di gruppo come il laboratorio “Imprenditoria Creativa” in Villa Albrizzi Marini, dove Simone e Thea, due giovani imprenditori, si sono messi a disposizione per raccontare ai ragazzi la loro esperienza nell’avvio di una piccola impresa. Altro esempio significativo è stato l’attivazione del corso di operatore alla vendita, organizzato in collaborazione con il CFP di Fonte: “I ragazzi sono stati coinvolti attivamente nella scelta del progetto, compilando un sondaggio dove hanno espresso i loro interessi e preferenze” racconta l’operatore “Un riscontro positivo, che ha portato all’attivazione di due edizioni del corso, a dimostrazione di quanto sia importante valorizzare il punto di vista dei giovani nella scelta del percorso”.

Una società che non si arresta mai nella sua corsa dannosa al prossimo traguardo, la richiesta incessante e opprimente di performare, di farlo bene e nei tempi stabiliti. Le aspettative asfissianti, che pesano come macigni nelle vite dei giovani, soffocando il loro diritto umano a prendersi del tempo per capire chi sono e chi vogliono essere. Tutto questo in un mondo del lavoro troppo spesso precario e senza garanzie. Sono tante le ragioni che possono spingere i giovani a chiudersi in sé stessi, gettandoli in una spirale viziosa fatta di immobilità, insicurezza e paura del futuro. E il progetto F.I.L.O nasce proprio dall’intenzione profonda di offrire una narrazione alternativa, un rifugio che diventa punto di partenza per ripensarsi e ritrovarsi a partire dalla propria unicità. Uno slancio nuovo per guardare avanti con gli occhi della fiducia e dell’entusiasmo. Perché i giovani sono la linfa vitale che illumina il futuro della nostra società e meritano di sentirsi valorizzati, anche (e soprattutto) quando loro stessi hanno smesso di farlo.

Giulia Turato 

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