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Sport e sociale
30.05.2025 - 17:42
Marco Matteazzi, 24 anni, corridore vicentino
Una sfida sportiva che è anche una sfida di vita. Marco Matteazzi, 24 anni, originario di Vicenza, ha portato a termine l’impresa delle 100 maratone in 100 giorni, culminata con la partecipazione alla leggendaria 100 km del Passatore. Ma non si è trattato solo di un traguardo atletico: la corsa è stata il mezzo per veicolare un messaggio forte contro il bullismo, una piaga che Marco conosce bene, avendola vissuta sulla propria pelle durante l’adolescenza.
Il giovane runner è stato ricevuto a Palazzo Moroni dall’assessore allo sport Diego Bonavina, dalla consigliera regionale Elisa Cavinato e dalla presidente della Fondazione Libra, Giuseppina Filieri, di cui Marco è ambassador. Il 5 giugno sarà ospite in Prato della Valle in occasione dell’ultima uscita stagionale della Corri X Padova, dove condividerà la sua storia con i runner della città.
«Oggi vogliamo raccontare una storia straordinaria, non solo di sport, ma di forza interiore – ha dichiarato Bonavina –. Dietro l’impresa di Marco non c’è solo resistenza fisica, ma una vicenda di dolore e rinascita che merita di essere conosciuta». A fargli eco la consigliera Cavinato: «Questa è la dimostrazione che anche da una storia negativa può nascere qualcosa di straordinario. Marco ha trasformato le sue ferite in speranza per gli altri».
La Fondazione Libra, che si occupa di contrastare bullismo, cyberbullismo e violenza di genere, ha accolto la storia di Marco come simbolo di rinascita. «La sua non è solo un’impresa sportiva – spiega Filieri – è un messaggio potente: attraverso il dolore si può riscoprire sé stessi e scegliere di vivere, nonostante tutto».
Marco racconta di aver subito atti di bullismo per anni, specialmente durante le scuole medie e superiori. «Prendevano di mira il mio corpo – dice – ma col tempo ho capito che il vero bersaglio era la mia insicurezza. Quando ho iniziato a fare video, a raccontare la mia storia, a lanciarmi in sfide estreme, ho trovato un modo per guarire e ispirare gli altri».
Le sue maratone non sono state solo chilometri macinati, ma incontri, condivisioni, storie. «In tanti mi hanno raccontato la loro esperienza – aggiunge – e spesso la corsa diventava una via per ritrovare fiducia. I social, se usati bene, possono essere strumenti potenti per aiutare chi cerca una via d’uscita».
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