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Venezia si tinge di rosso: flash mob e canti per i diritti delle lavoratrici del sesso

In occasione della Giornata internazionale, una manifestazione femminista ricorda la lotta storica delle sex workers

Venezia si tinge di rosso: flash mob e canti per i diritti delle lavoratrici del sesso

Foto di repertorio

Una scalinata, decine di ombrellini rossi e la forza silenziosa di un gesto collettivo. A Venezia, davanti alla chiesa di San Simeon Piccolo, sulla riva del Canal Grande, è andato in scena un flash mob in difesa dei diritti delle lavoratrici del sesso, in occasione della Giornata internazionale delle sex workers.

Circa cinquanta donne, attiviste di diverse sigle del Movimento femminista, si sono riunite vestite di rosso — colore-simbolo della mobilitazione — per ricordare e rilanciare una battaglia che dura da decenni. A guidare la manifestazione è stata Maria Pia Covre, storica attivista e fondatrice del Comitato per i diritti civili delle prostitute (Cdcp).

Una memoria che viene da lontano

L’iniziativa ha voluto rievocare un episodio chiave nella storia della lotta per i diritti delle sex workers: la protesta del 1975 a Lione, quando alcune donne si barricarono per oltre un mese in una chiesa per denunciare le violenze e la repressione della polizia. Quella forma di resistenza civile segnò l’inizio di un movimento che oggi, a cinquant’anni di distanza, continua a chiedere rispetto, diritti e visibilità.

Dal Canal Grande alla chiesa dei Tolentini: un corteo simbolico

Terminata la prima parte del presidio, le manifestanti hanno sfilato in corteo silenzioso fino alla vicina chiesa dei Tolentini. Qui, in uno spazio intriso di significati religiosi e sociali, si è svolto un momento performativo particolarmente suggestivo: un quartetto musicale ha intonato alcuni brani del repertorio delle Mondine, adattati per raccontare le condizioni e le sofferenze legate alla prostituzione.

Ombrelle rosse, simbolo di resistenza

Le ombrelle rosse, alzate al cielo dalle partecipanti, sono ormai un’icona internazionale di questa giornata: nate come gesto di protezione e visibilità, richiamano l’attenzione sulle condizioni lavorative delle sex workers e sul bisogno di politiche che le tutelino, piuttosto che criminalizzarle.

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