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Flash mob
03.06.2025 - 11:30
Foto di repertorio
Una scalinata, decine di ombrellini rossi e la forza silenziosa di un gesto collettivo. A Venezia, davanti alla chiesa di San Simeon Piccolo, sulla riva del Canal Grande, è andato in scena un flash mob in difesa dei diritti delle lavoratrici del sesso, in occasione della Giornata internazionale delle sex workers.
Circa cinquanta donne, attiviste di diverse sigle del Movimento femminista, si sono riunite vestite di rosso — colore-simbolo della mobilitazione — per ricordare e rilanciare una battaglia che dura da decenni. A guidare la manifestazione è stata Maria Pia Covre, storica attivista e fondatrice del Comitato per i diritti civili delle prostitute (Cdcp).
L’iniziativa ha voluto rievocare un episodio chiave nella storia della lotta per i diritti delle sex workers: la protesta del 1975 a Lione, quando alcune donne si barricarono per oltre un mese in una chiesa per denunciare le violenze e la repressione della polizia. Quella forma di resistenza civile segnò l’inizio di un movimento che oggi, a cinquant’anni di distanza, continua a chiedere rispetto, diritti e visibilità.
Terminata la prima parte del presidio, le manifestanti hanno sfilato in corteo silenzioso fino alla vicina chiesa dei Tolentini. Qui, in uno spazio intriso di significati religiosi e sociali, si è svolto un momento performativo particolarmente suggestivo: un quartetto musicale ha intonato alcuni brani del repertorio delle Mondine, adattati per raccontare le condizioni e le sofferenze legate alla prostituzione.
Le ombrelle rosse, alzate al cielo dalle partecipanti, sono ormai un’icona internazionale di questa giornata: nate come gesto di protezione e visibilità, richiamano l’attenzione sulle condizioni lavorative delle sex workers e sul bisogno di politiche che le tutelino, piuttosto che criminalizzarle.
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