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Ermes Simili in mostra alla stazione di sosta di Ca’ Cornera

Una celebrazione del Polesine attraverso l'arte di Ermes Simili e la narrativa di Gian Antonio Cibotto: due voci senza tempo in mostra a Ca' Cornera.

Terracotta di Ermes Simili

Terracotta di Ermes Simili

C’è tempo fino all’8 giugno per visitare la mostra ‘Ermes Simili: Cavalli, uomini e buoi… ed altre anime’ a cura di Alfredo Sigolo ospitata presso la stazione di sosta di Ca’ Cornera a Porto Viro. La kermesse, che porta il sottotitolo di “Tributo a Gian Antonio Cibotto a 100 anni dalla nascita" è stata voluta dal patron dell’associazione ‘Ca’ Cornera, dove il Po si fa cultura’ Gianpaolo Gasparetto, che spiega: “Tutto nasce dall’impressione che ne ho riportato, accompagnato da Federica Simili e Alfredo Sigolo, durante la visita alla mostra ‘Sculture di Ermes Simili’ tenutasi a Castelmassa in occasione del centenario dalla nascita dell’artista. La sensazione, netta, era di stare in mezzo a opere di oggi, più di ieri e, che a più di quarant’anni di distanza, quelle opere erano più vive che mai. Simili ti regala immagini in un linguaggio naturalistico che è poi il tratto comune di molti artisti padani: questa angolazione si rivela incredibilmente efficace a contatto con gli animali, sia nelle terrecotte che nelle incisioni. In Ermes Simili, come per Gian Antonio Cibotto, si avverte una tale sensazione di solidarietà con tutto ciò che è vivo, che in fondo non sembra importante sapere dove l’individuo o il soggetto cominci o finisca”. In scena nel granaio di Ca’ Cornera va infatti la storia di un amorevole sguardo di due indimenticabili uomini che hanno saputo raccontare, attraverso un linguaggio universale, il Polesine: Gian Antonio Cibotto (1925-2017), giornalista e scrittore e Ermes Simili (1923-2014), pittore, incisore e scultore. Il primo, cronista dell’alluvione del 1951, scriveva: “…sugli animali durante la rotta del Po, meglio nota come alluvione, un particolare mi ferisce sempre quando ripenso a loro in quelle giornate dominate dal turbine delle correnti: lo sguardo perduto, rassegnato dei loro occhi, che tenevano addirittura semichiusi…”

 (f.p.)

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