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Stretta sulla cannabis light, pioggia di critiche al governo

I Verdi attaccano il decreto sicurezza

Stretta sulla cannabis light, pioggia di critiche al governo

Giorgia Meloni

Il decreto sicurezza varato dal governo Meloni e approvato dal Senato lo scorso 4 giugno accende un nuovo fronte politico e sociale. Tra le misure più controverse, il divieto sulla coltivazione e lavorazione della cannabis light, un prodotto agricolo privo di effetti psicotropi e già riconosciuto a livello europeo. A lanciare l’allarme è Cristina Guarda, europarlamentare dei Verdi/Alleanza Verdi e Sinistra, che parla apertamente di un atto di criminalizzazione ai danni di imprese, lavoratori e giovani imprenditori.

L’articolo 18 del provvedimento introduce restrizioni senza precedenti per chi opera nella filiera della canapa industriale. Infatti, oltre 3.000 imprese italiane e 30.000 addetti rischiano il collasso. Solo in Veneto si contano circa 350 aziende attive e 4.000 lavoratori coinvolti.

L’emendamento europeo per salvare la canapa

Per arginare gli effetti del decreto, Cristina Guarda ha annunciato la presentazione di un emendamento al Parlamento europeo. L’obiettivo: ottenere il riconoscimento formale del fiore di canapa come prodotto agricolo a tutti gli effetti, impedendo così agli Stati membri di vietarne la coltivazione e la commercializzazione.

La proposta, già sostenuta dal gruppo dei Verdi europei, rappresenta una possibile via d’uscita per le imprese del settore, molte delle quali guidate da giovani imprenditori e impegnate in pratiche agricole sostenibili.

La battaglia ora si sposta a Bruxelles, dove il Parlamento europeo sarà chiamato a esprimersi sul futuro della cannabis light. In gioco, oltre al destino di migliaia di lavoratori italiani, anche il rispetto delle regole comunitarie e della libertà d’impresa nel mercato unico.

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