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Verona celebra Trentini e Zamboni: inaugurata la mostra “Lo studio sul Colle” alla Galleria Achille Forti

Cinque opere di Guido Trentini inedite insieme, un viaggio tra arte e storia nella Verona dei primi del ’900

Verona celebra Trentini e Zamboni: inaugurata la mostra “Lo studio sul Colle” alla Galleria Achille Forti

Foto di repertorio

Oggi pomeriggio alle 17, con la partecipazione dell’assessora alla Cultura Marta Ugolini, prende il via alla Galleria d’Arte Moderna Achille Forti la mostra “Lo studio sul Colle. Guido Trentini e Angelo Zamboni”, un’esposizione che resterà aperta fino al 25 gennaio 2026 e che rappresenta un evento di grande rilievo per la scena culturale veronese.

L’iniziativa nasce dalla recente donazione al Comune di Verona di cinque opere di Guido Trentini, provenienti dalla collezione privata di Alessandro Profumo, figlio della defunta Silvana, erede dell’artista. Per la prima volta, queste cinque “piante rosse” di Trentini sono riunite insieme in un’unica mostra, offrendo al pubblico un’occasione irripetibile di confronto e approfondimento.

Curata da Isabella Brezigar e Patrizia Nuzzo, la rassegna racconta la fertile stagione artistica e letteraria di Verona tra fine Ottocento e primi decenni del Novecento, animata da un vivace intreccio culturale che vide protagonisti, oltre a Trentini (1889-1975), anche Angelo Zamboni (1895-1939). Entrambi furono parte di un gruppo di giovani artisti veronesi che seppero rinnovare la tradizione figurativa locale, ispirandosi a influenze mitteleuropee e secessioniste, ma anche ai fermenti culturali più ampi provenienti da Venezia, Vienna e Monaco di Baviera.

L’esposizione prende il nome dal luogo dove i due artisti condivisero per un periodo i loro studi: un piccolo edificio sul Colle San Pietro, zona suggestiva sopra i resti dell’antico Teatro romano, descritta come una “provinciale Montmartre”. Questo “studio sul colle” divenne un punto di incontro e confronto tra pittori, poeti e intellettuali, alimentando un clima di grande creatività.

Come ha sottolineato l’assessora Ugolini, l’ingresso di queste opere in una collezione pubblica permette di condividere un patrimonio artistico e culturale con tutta la comunità, trasformando la memoria privata in un dialogo aperto e vivo. Le curatrici hanno evidenziato come la mostra si fondi su un attento lavoro di ricerca e collaborazione con collezionisti, eredi e istituzioni, offrendo uno sguardo approfondito sul contesto artistico e sulle poetiche di Trentini e Zamboni.

I dipinti in mostra illustrano anche il passaggio dal liberty e fauvismo verso il cosiddetto “Ritorno all’ordine” degli anni Trenta, caratterizzato da un ritorno a forme più classiche e composizioni equilibrate, espressione di una riflessione artistica tra tradizione e modernità.

Trentini, esponente di spicco della scuola veronese, ha saputo coniugare negli anni un linguaggio cromatico acceso con un rigore formale, mentre Zamboni, la cui vita artistica fu prematuramente interrotta, si distinse per la sua sintesi plastica e la tavolozza sobria e raffinata.

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