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Assistenza domiciliare

Curarsi a casa, con dignità e competenza

Assistenza domiciliare: come funziona, a chi si rivolge e quando conviene attivarla

Curarsi a casa, con dignità e competenza

Foto di repertorio

Rimanere nella propria casa, circondati da oggetti familiari e ricordi, non è solo una preferenza affettiva, ma spesso una necessità per chi vive una condizione di fragilità. L’assistenza domiciliare nasce per rispondere a questo bisogno: portare cure e supporto direttamente tra le mura domestiche, evitando ricoveri inutili e alleggerendo lo stress degli spostamenti, soprattutto per anziani, persone con disabilità o pazienti cronici.

Le due strade per attivare il servizio

Oggi è possibile accedere all’assistenza domiciliare attraverso due canali principali.
Il primo è quello pubblico: al termine di un ricovero o percorso riabilitativo, lo specialista ospedaliero può avviare una richiesta che viene valutata da un’équipe territoriale. Se approvata, viene predisposto un Piano Assistenziale Individuale (PAI) che prevede interventi sanitari – come visite infermieristiche, fisioterapia e logopedia – e servizi socio-assistenziali coperti dal Servizio Sanitario Nazionale.

Accanto al circuito pubblico si è sviluppata un’offerta privata, sempre più richiesta per la flessibilità degli orari, la rapidità di attivazione o la possibilità di integrare prestazioni non incluse nei Livelli Essenziali di Assistenza: dal telemonitoraggio alla consulenza psicologica, fino al supporto continuativo per caregiver familiari.

Un’équipe al servizio della persona

Il cuore dell’assistenza domiciliare è l’équipe multidisciplinare, formata da professionisti con competenze diverse ma coordinate. L’infermiere si occupa della gestione delle terapie, medicazioni e monitoraggio dei parametri vitali; il fisioterapista segue il recupero motorio; il logopedista interviene su linguaggio e deglutizione. Fondamentale anche la presenza dell’operatore socio-sanitario (OSS), che aiuta nella cura della persona, nei pasti e negli spostamenti.

Importante anche il ruolo dello psicologo, che affianca sia il paziente sia i familiari, spesso esposti a un carico emotivo importante. A tenere insieme tutti i fili c’è il Care Manager: una figura centrale che coordina il lavoro degli operatori, aggiorna il piano assistenziale e si interfaccia con la famiglia per garantire continuità e qualità del servizio.

Quando è il momento giusto

Uno dei momenti più indicati per attivare l’assistenza domiciliare è il rientro a casa dopo un ricovero ospedaliero o un periodo in RSA. Qualche settimana di fisioterapia o controlli può evitare ricadute e nuovi accessi in pronto soccorso.

Il servizio è adatto anche a chi vive con demenze e mal sopporta cambiamenti ambientali, ai malati terminali che desiderano trascorrere gli ultimi mesi in un ambiente familiare e ai caregiver provati da turni notturni o da terapie complesse.

Naturalmente, la casa deve essere idonea – priva di barriere architettoniche e con almeno un minimo di supporto familiare quotidiano. Quando queste condizioni ci sono, restare a casa diventa non solo possibile, ma spesso anche la scelta più serena e umana.

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