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Arte in esilio

“Out of Place”, la creatività che resiste nei campi profughi

A Padova, una toccante mostra con opere, video e storie di 264 artisti da 18 campi rifugiati del mondo per raccontare l’esperienza dell’esilio attraverso l’arte

La locandina della mostra

La locandina della mostra

Da oggi Padova ospita una mostra unica nel suo genere: “Out of Place. Arte e storie dai campi rifugiati nel mondo”, un’esposizione che raccoglie ben 284 opere di 264 artisti provenienti da 18 dei più vasti campi profughi del pianeta. Il progetto, curato dalla Fondazione Imago Mundi con la collaborazione dell’Università di Padova e dell’Assessorato alla Cultura del Comune, si sviluppa su due sedi espositive: il Cortile Antico di Palazzo del Bo (fino al 31 luglio) e il Giardino Pensile di Palazzo Moroni (fino al 30 giugno).

Le opere esposte — tutte nel formato 10x12 cm — insieme a installazioni video e interventi multimediali, offrono una riflessione profonda sulla crisi globale dei rifugiati, filtrata attraverso lo sguardo e l’esperienza diretta di chi vive o ha vissuto in insediamenti temporanei spesso dimenticati.

Il percorso espositivo si snoda attraverso un mappamondo dell’esilio: dal Medio Oriente con il campo siriano di Za’atari e quelli palestinesi in Giordania, all’Africa con i campi keniani di Dadaab e Kakuma, quelli ugandesi di Nakivale e Bidibidi, fino al Malawi, Rwanda e ai territori saharawi in Algeria. Non mancano i racconti dall’Asia, con la presenza di 40 artisti afghani che hanno lasciato il paese dopo il ritorno al potere dei talebani, così come testimonianze curde e yazide.

Alla componente artistica si affianca una sezione che analizza le rotte migratorie più recenti: dall’esodo ucraino verso l’Europa, ai flussi lungo il Mediterraneo, fino alla frontiera tra Messico e Stati Uniti e ai corridoi migratori dell’America Latina.

La mostra è patrocinata dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e rappresenta un’occasione per ascoltare, vedere e comprendere storie spesso ridotte a numeri, ma che qui si rivelano nella loro piena umanità attraverso la forza universale dell’arte.

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