«Rispettiamo l’esito del voto referendario, ma resta un errore guardare al futuro attraverso lo specchietto retrovisore», afferma Michele Zanocco, segretario generale della CISL di Venezia, commentando i risultati ancora parziali del recente referendum. Per Zanocco, si è trattato di una battaglia anacronistica, incapace di affrontare le vere criticità del presente, come il divario tra l’aumento degli occupati e la stagnazione salariale.
La proposta della CISL, ribadisce Zanocco, si fonda su un approccio innovativo che punti sulla formazione continua e sull’accrescimento delle competenze dei lavoratori. «Occorre lavorare insieme – sindacato, imprese, forze politiche e istituzioni – per costruire uno Statuto della Persona, che metta al centro l’individuo e lo accompagni con strumenti adeguati lungo tutta la vita lavorativa», sottolinea.
Particolare attenzione è rivolta al tema salariale e alla necessità di una riforma fiscale. «Oggi il peso dell’Irpef grava quasi totalmente su lavoratori dipendenti e pensionati. Il 93% delle entrate fiscali proviene dal 47% della popolazione, e chi guadagna almeno 35mila euro lordi l’anno contribuisce per oltre il 63% delle entrate dello Stato. Serve un riequilibrio», afferma Zanocco.
Ampio spazio è dedicato anche al tema della cittadinanza e dell’integrazione. Secondo il segretario, occorre costruire un consenso ampio per l’introduzione dello Ius Scholae e dello Ius Culturae, ma soprattutto puntare su percorsi concreti di inclusione. «Non basta un foglio di carta: servono procedure più snelle per i permessi di soggiorno, accesso ai servizi fondamentali, percorsi lavorativi e formativi stabili, riconoscimento delle qualifiche professionali e politiche di sostegno sociale».
Zanocco denuncia anche il paradosso dei Centri di Accoglienza Straordinaria: «Il limite di reddito fissato a 6mila euro disincentiva gli stranieri dal lavorare, per paura di perdere l’alloggio. È una logica da superare, perché impraticabile».
Infine, l’appello alla politica: «Su temi così sensibili serve più partecipazione e meno antagonismo. Solo attraverso il confronto e la responsabilità comune sarà possibile rispondere ai bisogni reali del mondo del lavoro e della società».