Era un venerdì 13 anche allora. Ma non quello che oggi fa sorridere superstiziosi e appassionati di coincidenze: era il 13 giugno del 1231 quando Antonio di Padova, uno dei santi più amati della cristianità, si spense all’Arcella, alle porte della città, dopo un faticoso ritorno da Camposampiero, dove si era ritirato negli ultimi giorni della sua vita.
Quasi otto secoli dopo, Padova si risveglia ancora una volta in festa, inondata da fedeli e turisti per celebrare il suo “Santo”, con una solennità che mescola spiritualità, arte e tradizione. Le celebrazioni si snodano attorno alla maestosa basilica che custodisce le sue spoglie, ma lontano dal via vai incessante dei pellegrini c'è un luogo silenzioso e straordinario: la Scoletta del Santo, affacciata discreta accanto al grande tempio antoniano.
Un capolavoro nascosto: il ciclo pittorico della Scoletta
Al piano superiore della Scoletta, nella sala priorale dell’Arciconfraternita di Sant’Antonio, si conserva uno dei cicli pittorici più importanti del Cinquecento veneto: le Storie di Sant’Antonio, firmate da alcuni dei più grandi maestri dell’epoca, tra cui Tiziano Vecellio, presente con due straordinarie tele.
Tra queste opere, ce n’è una che custodisce un dettaglio affascinante e poco noto, capace di unire la dimensione sacra del culto con la voce autentica del popolo: è il "Transito di Sant’Antonio", affrescato da Girolamo Tessari nel 1513. L'opera raffigura il momento della morte del Santo, circondato dai confratelli, ai margini della città.
“L’è morto el Santo”: la voce dei bambini diventa storia
Sul fondo della scena, due piccoli paggi corrono portando in mano un cartiglio. Sul rotolo dipinto compare una frase scritta in dialetto veneto, che sembra spezzare la solennità della scena con un’umanissima spontaneità:
“L’è morto el Santo.”
Secondo la tradizione popolare, furono proprio dei bambini i primi ad annunciare inconsapevolmente la scomparsa di Antonio, urlandolo per le strade come un gioco, tra stupore e ingenuità. Tessari decise di immortalare quel momento, regalando così alla storia non solo un frammento della vita del Santo, ma anche una preziosa testimonianza di devozione popolare, filtrata attraverso lo sguardo dell’infanzia.
Ancora oggi, quei “paggeti” rivivono durante la processione solenne del 13 giugno, vestiti di bianco e rosso, a simboleggiare la purezza e il sacrificio. Un gesto semplice, ma ricco di significato.
Padova, il 13 giugno, non celebra solo un uomo di fede, ma anche l’eco viva del suo passaggio, ancora capace di commuovere, sorprendere e unire.