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Lavoro domestico

Italia più anziana, servono 86mila domestici in più: allarme manodopera e flussi migratori da rivedere

Boom di richieste entro il 2028: il 68% dei lavoratori sarà straniero

 Italia più anziana, servono 86mila domestici in più: allarme manodopera e flussi migratori da rivedere

Foto di repertorio

In un Paese sempre più anziano, il lavoro domestico diventa una colonna portante del sistema sociale. Ma l’Italia rischia di arrivare impreparata. Secondo una nuova indagine condotta da Assindatcolf e dal Centro Studi Idos, entro il 2028 serviranno 86mila lavoratori domestici in più rispetto a oggi, con una crescita media annua di quasi 30mila unità. A trainare questa domanda saranno le famiglie italiane, sempre più alle prese con l’assistenza a genitori e anziani non autosufficienti.

A rendere il quadro ancora più complesso è il fatto che oltre il 68% della manodopera necessaria sarà straniera, con una prevalenza di lavoratori extracomunitari. Le stime parlano chiaro: ogni anno saranno necessari almeno 14.471 nuovi ingressi da Paesi non UE, ovvero oltre la metà della domanda totale.

Le Regioni in trincea

Tra le zone con il fabbisogno maggiore spiccano la Lombardia (6.400 nuovi lavoratori all’anno), il Lazio (5.600) e la Campania (3.000). Anche il Veneto registra numeri significativi, con 2.580 nuove unità richieste ogni anno. In tutti i casi, più della metà dei lavoratori dovrà provenire da fuori l’Unione Europea.

Un settore centrale, ma ancora fragile

Il lavoro domestico in Italia vale 13 miliardi di euro in spesa diretta da parte delle famiglie, e genera quasi 22 miliardi in beni e servizi, oltre a garantire allo Stato un risparmio stimato di 6 miliardi. Eppure, il tasso di lavoro nero resta allarmante: nel 2022 era al 47,1%.

In termini di ricchezza prodotta, il settore genera 15,8 miliardi di valore aggiunto, pari a circa l’1% del PIL. Se si guarda più in alto, l’intera care economy – ovvero l’universo di attività legate all’assistenza e alla cura – arriva a toccare 84,4 miliardi di euro, pari al 4,4% del PIL.

Il tempo stringe

La fotografia che emerge è quella di un Paese in corsa contro il tempo. Con una popolazione sempre più anziana e una natalità in caduta libera, il lavoro domestico si configura come un pilastro della tenuta sociale italiana. Ma senza un intervento immediato e strutturato sulla gestione degli ingressi e sulla lotta al lavoro irregolare, il rischio è che l’intero sistema crolli sotto il peso delle proprie contraddizioni.

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