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Incontro con l'autore
17.06.2025 - 14:46
Ermal Meta
Continua la campagna dell'Ipercity di Albignasego per dare al centro commerciale anche una dimensione culturale e aggregativa. Dopo la mostra di febbraio dedicata a Modigliani e all'universo femminile, questa domenica è stato il turno di un vero e proprio ospite d'eccezione: Ermal Meta, compositore, paroliere e, da pochi anni, anche scrittore.
Il poliedrico artista ha presentato il suo secondo romanzo, Le Camelie Invernali, edito da La Nave di Teseo e da poco uscito in libreria, per poi esibirsi in quattro dei suoi più celebri brani: "Piccola Anima" e "Il campione", dall'album Buona Fortuna, uscito l'anno scorso, e poi, accompagnato alla chitarra dal musicista Davide Pio, "Finché vita non ci separi" e "Vietato morire", dall'omonimo album del 2017.
Durante l'incontro, moderato da Andrea Benesso, Meta ha raccontato i temi che hanno ispirato l'opera: il Kanun, la legge non scritta che regola la vendetta e l'onore tra le famiglie albanesi, la figura della donna nella società albanese di fine '900, e il rapporto con l'Occidente, un mondo affascinante con cui il regime di Tito vietava categoricamente ogni contatto.
Il romanzo è ambientato in un paesino di campagna, dove il protagonista, il 14enne Kajan, si trova al centro di un regolamento di conti tra famiglie, che lo vedrà scontrarsi col suo migliore amico. "Il Kanun è un codice arcaico, - spiega l'artista - tramandato oralmente per secoli, che regolava la vita nei villaggi del nord dell’Albania. Una delle sue leggi più note è quella della vendetta di sangue: se qualcuno uccide un tuo familiare, hai il diritto, o meglio, il dovere, di vendicarti, versando altro sangue. È un sistema che si fonda su una catena infinita di violenza."
Una violenza mai osannata, ma che deve essere compresa come elemento imprescindibile della realtà dell'epoca. "Non volevo raccontare una storia che in qualche modo glorificasse la vendetta. Volevo, piuttosto, mostrare quanto sia disumana e quanto intrappoli chi la vive. Il mio protagonista, Kajan, si trova davanti a un bivio: seguire il diktat del Kanun o cercare un’altra via, un’altra possibilità per sé. Se riuscirà a trovarla, questo lo lascio scoprire al lettore."
L'Albania descritta da Ermal Meta è quindi violenta e brutale, ma anche autentica e genuina, raccontata dall'artista come l'ha vissuta lui: "Ho iniziato a scrivere Le Camelie Invernali due anni fa, durante la pandemia. Era un momento di stasi, in cui ci siamo trovati tutti a fare i conti con noi stessi. Io ho sentito un forte bisogno di tornare alle origini, di capire chi ero e da dove venivo. Questa storia è stata un viaggio dentro me stesso, un modo per riconnettermi con l’Albania, che ho lasciato da ragazzino ma che porto sempre con me."
Un altro aspetto fondamentale che lo scrittore ha voluto includere nella sua opera è l'incontro della cultura albanese con la musica e le lingue dell'Occidente: la lingua italiana ha avuto infatti un ruolo fondamentale nella crescita di Ermal, fin da quando era bambino. In Albania, negli anni in cui è cresciuto, l'italiano arrivava principalmente attraverso la televisione. Nonostante fosse vietata, la TV italiana rappresentava per molti l’unico spiraglio su un mondo diverso, più libero. All’inizio non capiva nulla, ma col tempo ha iniziato a decifrare le parole, a collegare suoni e significati, ad apprendere in modo spontaneo. Così, l’italiano è entrato nella sua vita come una lingua dell’immaginazione, della possibilità, dell’altrove e, soprattutto, dell'amore. In tono scherzoso, il cantautore ha infatti ammesso di non riuscire a parlare di sentimenti romantici in albanese, lingua nella quale gli viene invece naturale contare e, soprattutto, litigare! Interessante dettaglio è il fatto che le sue primissime canzoni fossero in inglese: "La lingua è una maschera - spiega - e cantare in inglese mi aiutava a prendere sicurezza, oltre alla voglia di ricreare quei suoni affascinanti e vietati dal regime."
L'ultimo grande tema affrontato è stato quello delle figure femminili: in un’Albania profondamente segnata dal patriarcato, il ruolo delle donne acquista un significato particolare. Il romanzo non si limita a raccontare una società in cui le figure femminili sono spesso relegate a ruoli marginali: sceglie invece di dar loro voce, forza e centralità, indispensabili per sopportare il peso sociale di tradizioni come il Kanun, che, in ultima analisi, ricadono interamente sulle donne. "Sono loro, alla fine, che devono raccogliere i pezzi e andare avanti."
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