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Reperti ritrovati

Tesori ritrovati: 88 reperti funerari greci ed etruschi tornano alla luce ad Adria

Gli antichi manufatti sono stati assegnati al Museo Archeologico Nazionale di Adria

Tesori ritrovati: 88 reperti funerari greci ed etruschi tornano alla luce ad Adria

Foto di repertorio

Un tesoro di inestimabile valore storico è tornato alla collettività. Ottantotto reperti archeologici, databili tra la fine del VII e la prima metà del II secolo a.C., sono stati ufficialmente consegnati al Museo Archeologico Nazionale di Adria. Si tratta di manufatti funerari in ceramica, provenienti da Grecia, Magna Grecia ed Etruria, recuperati dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale (TPC) di Venezia, con il supporto della Soprintendenza per l’area metropolitana di Venezia e delle province di Belluno, Padova e Treviso.

I reperti erano custoditi da una collezionista privata, risultata estranea alle irregolarità, e sono stati oggetto di un’indagine condotta dalla Procura della Repubblica di Padova. Le indagini hanno rivelato che parte degli oggetti proveniva da scavi clandestini o da rinvenimenti mai denunciati, successivamente finiti nel circuito delle case d’asta. Alcuni pezzi risultano tracciabili fino agli anni Settanta, ma solo nel 2024 è stato possibile avviare l’iter per il recupero definitivo.

Un viaggio lungo decenni, concluso con un ritorno alla collettività

L’operazione ha richiesto analisi tecniche accurate da parte degli archeologi della Soprintendenza, che hanno lavorato fianco a fianco con i Carabinieri per ricostruire la provenienza e la storia della collezione. Dopo il sequestro del 2024, a febbraio 2025 è arrivato il via libera del Tribunale di Padova per il dissequestro e la restituzione alla pubblica fruizione. A marzo, la Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Ministero della Cultura ha decretato l’assegnazione definitiva della collezione al museo adriese.

Un patrimonio che racconta riti e civiltà

La raccolta comprende soprattutto vasi ceramici di pregiata fattura, in eccellente stato di conservazione. La tipologia e il contesto di ritrovamento fanno ipotizzare un utilizzo funerario, testimonianza preziosa delle pratiche rituali delle antiche civiltà italiche e mediterranee.

Il ritorno di questi beni ad Adria non è solo un recupero materiale, ma anche culturale e identitario: un atto di giustizia verso la storia e una nuova occasione per far conoscere al pubblico il ricchissimo passato archeologico del territorio.

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