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Caro carburanti
20.06.2025 - 15:44
Immagine di repertorio
Il conflitto in corso tra Israele e Iran non è solo una crisi geopolitica, ma ha già iniziato a produrre effetti concreti anche sul piano locale. Uno dei più evidenti è l’aumento del costo dei carburanti, che proprio in vista dell’estate rischia di colpire duramente le famiglie italiane, molte delle quali si preparano a partire in auto per le vacanze.
«Con l'arrivo dell'estate, milioni di italiani si preparano a partire per le vacanze, scegliendo spesso l'auto come mezzo principale per raggiungere le località di villeggiatura. Un nuovo fattore di instabilità minaccia di gravare pesantemente sui bilanci familiari: l'aumento vertiginoso del prezzo della benzina» commenta Paolo Benvenuti, presidente provinciale FAIB Confesercenti del Veneto Centrale. «È evidente che l'aumento del prezzo dei carburanti è un effetto collaterale di modesta rilevanza rispetto a quanto sta accadendo in quei territori, ma ciò non significa che per noi non abbia conseguenze.»
Il malcontento cresce anche tra i consumatori, che faticano ad accettare il legame diretto tra le tensioni internazionali e i rincari sui prodotti già presenti nei depositi. «Anche quando gli aumenti risultano ingiustificati, sarebbe opportuno intervenire per ridurre i costi» aggiunge Flavio Convento, presidente vicario di Confesercenti del Veneto Centrale. «Una riforma del settore potrebbe creare le condizioni per ottimizzare le spese, generando un beneficio diretto per i clienti finali.»
I gestori degli impianti si trovano spesso sotto accusa, ma respingono ogni responsabilità. «Capita che si pensi che sia una nostra scelta, mentre non abbiamo alcun margine su questi aumenti», spiegano. Al momento, il prezzo minimo della benzina è poco sotto 1,70 euro al litro, mentre il gasolio costa circa un centesimo in meno.
«È bene ricordare,» conclude Benvenuti, «che il margine lordo per i gestori è in media di circa 3 centesimi al litro. Un aumento dei prezzi non si traduce in un vantaggio per noi; al contrario, frena i consumi e riduce il volume di carburante venduto, con ricadute negative sui nostri introiti. Le previsioni attuali indicano uno scenario tutt'altro che ottimistico. Qualora il conflitto israelo-iraniano dovesse protrarsi o estendersi a coinvolgere ulteriori attori regionali, il rischio concreto è che le quotazioni del petrolio si mantengano elevate per diverse settimane. Questa instabilità si tradurrebbe inevitabilmente in un prolungato rincaro dei listini di benzina e gasolio alla pompa, con conseguenze significative per i consumatori e l'economia.»
Una prospettiva tutt'altro che rassicurante per un Paese dove, soprattutto in estate, l’automobile resta il mezzo preferito per viaggiare. E dove ogni centesimo in più alla pompa si traduce in un problema in più per le famiglie.
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