Scopri tutti gli eventi
Le conseguenze della guerra
21.06.2025 - 16:00
Foto di repertorio
A più di una settimana dall’inizio dello scontro tra Israele e Iran, i consumatori italiani non hanno ancora avvertito aumenti significativi nei prezzi alla pompa di benzina e diesel. Anzi, i primi dati indicano una lieve diminuzione dei prezzi dei prodotti petroliferi. Una situazione nettamente diversa da quella vissuta nel febbraio 2022, quando, a pochi giorni dall’invasione russa in Ucraina, la benzina aumentò del 17% e il diesel quasi del 24%.
Oggi, mentre la benzina si attesta intorno a 1,7 euro al litro e il gasolio a circa 1,6 euro, è importante ricordare che l’Iran, a differenza della Russia, ha una capacità produttiva di petrolio molto inferiore. Su quasi 103 milioni di barili estratti giornalmente a livello mondiale, la Repubblica Islamica contribuisce con circa 3,8 milioni, contro gli 11,2 milioni della Russia. Tuttavia, se il conflitto dovesse intensificarsi o se lo Stretto di Hormuz — canale cruciale per il transito del 30% del petrolio globale — fosse chiuso, il mercato mondiale potrebbe subire un forte shock con un conseguente aumento esponenziale dei prezzi.
Pur riconoscendo l’immensa tragedia umana che il conflitto comporta, è inevitabile analizzare anche le ricadute economiche che coinvolgono l’Italia, distante migliaia di chilometri dal teatro bellico. L’Ufficio studi della CGIA ha stimato un aumento di circa 13,7 miliardi di euro nei costi energetici per le imprese italiane nel 2025 rispetto al 2024, con un incremento del 19,2%. Di questa cifra, 9,7 miliardi riguarderanno l’elettricità e 4 miliardi il gas. Le regioni più colpite saranno quelle del Nord, in particolare Lombardia (+3,2 miliardi), Emilia Romagna (+1,6 miliardi), Veneto (+1,5 miliardi) e Piemonte (+1,2 miliardi). Questi territori assorbiranno il 64% dell’incremento totale a livello nazionale.
Il calcolo dei rincari è basato su consumi stabili rispetto al 2023 e prevede un prezzo medio per l’energia elettrica di 150 euro per MWh e di 50 euro per il gas nel 2025. Va sottolineato che l’aumento della materia prima non si traduce in un aumento proporzionale delle bollette, perché nel costo complessivo sono inclusi anche altri oneri.
I settori industriali più vulnerabili agli aumenti dei costi elettrici saranno metallurgia, commercio, servizi vari, alimentari, alberghi, trasporti e chimica. Per le imprese con alto consumo di gas, rischiano maggiormente i comparti estrattivo, alimentare, tessile, legno e carta, produzione elettronica e cantieristica navale.
Edizione
I più letti
GIVE EMOTIONS SRL | C.F. e P.IVA 04385760287 REA PD-385156 | Reg. Tribunale di Padova n. 2516